La Juventus barcolla fra l’eliminazione in Europa League contro il Siviglia e il futuro di Allegri, aspettando il giudizio sul caso-plusvalenze.
Domani ne sapremo di più. O meglio, domani sapremo tutto. E’ fissata in data 22 maggio, infatti, l’udienza definitiva sul filone relativo alle plusvalenze, che rischia di pesare alla Juventus pesanti punti in classifica.
Punti che i bianconeri hanno riottenuto un paio di mesi fa (quindici per l’esattezza), ma che potrebbero vedersi di nuovo tolti, mettendo, difatti, a rischio il piazzamento Uefa Champions League.
Ad oggi la compagine di Massimiliano Allegri si trova a 69 punti, con un vantaggio di quattro rispetto al Milan, ma con la Vecchia Signora che deve giocare ancora la gara di giornata e soprattutto a tre partite dalla fine: per dirlo in soldoni, per vedere i bianconeri fuori dalla Champions ci vorrebbe una catastrofe.
E la catastrofe in questione, almeno dagli occhi dei supporters del club piemontese, ha un nome e un cognome, per l’occasione quello del Procuratore Federale Giuseppe Chiné, dalle quali labbra pendono i futuri risvolti del club torinese.
Domani, lunedì 22, ci sarà la rimodulazione della penalizzazione e da lì passerà l’eventuale qualificazione della Juventus alle coppe europee: con i vociferati dodici punti, la Juve cadrebbe a 57, settima in classifica e probabilmente fuori da tutto.
Ma ci sono delle variante che potrebbero costarle meno punti, posto poi che bisognerà osservare con attenzione ciò che invece seguirà, ovvero il caso-stipendi e i provvedimenti che verranno presi dalla UEFA e da Ceferin in prima persona.
Ciò che è certo è che la quasi totalità dei tifosi bianconeri, Europa o no, si priverebbe volentieri di un altro anno (minimo) di Allegri, che da quando è tornato con il suo ciclo-bis ha dimezzato, sulla carta, i trofei bianconeri, andando a produrre, troppo spesso, un gioco non idoneo, secondo molti, alle grandi del calcio che mirano a vincere la Champions.
Una riflessione critica che trova riscontro nell’eliminazione oltremodo umiliante dalla Champions League già ai gironi, non soltanto per non aver centrato uno dei due posti nel raggruppamento con Benfica e PSG, squadre attrezzate e insidiose, ma per aver perso persino ad Haifa contro il Maccabi, parziale ingiustificabile.
Poi però, al netto di un eventuale segno meno di cui il mister avrebbe poche colpe, la Vecchia Signora è seconda in classifica ed è arrivata fino in semifinale di Coppa Italia e ad un passo dalla finalissima di Budapest, eliminati solamente dal ‘Real Madrid dell’Europa League”, ovvero il Siviglia.
Ha lanciato, inoltre, tanti giovani che nel futuro prossimo diverranno senza dubbio centrali nel progetto del club strisciato: Fagioli, Miretti, Iling Junior, Soulè e Gatti son tutti giocatori che, un po’ per talento, un po’ per necessità, Allegri ha scoperto.
Poi i giocatori rivalorizzati: da Rabiot in mezzo al campo, mai così dominante, al Danilo carico di leadership e carisma, passando per Alex Sandro da braccetto, che si è addirittura guadagnato il rinnovo.
Unico neo (non indifferente) il depotenziamento palese di Vlahovic, che da quando ha lasciato Firenze, non ha più segnato con la costanza che aveva dimostrato di avere invece in toscana.
E poi le sue parole su Szczesny sembrano non esser piaciute a nessuno: “Dopo le partite bisognerebbe stare sempre zitto. A caldo si dicono cose inesatte. La squadra ha fatto tutto quello che poteva fare nel modo migliore” – aggiungendo poi sul portiere polacco – “non conoscendo molto bene l’italiano, magari ha sbagliato l’uso dei termini”.
Facile decidere di mandare via Massimiliano Allegri, meno facile pensare ad un sostituto che possa prendere le redini della squadra e guidarla alla risalita, specie se a fine stagione (o, ancora meglio, domani) dovesse arrivare la pesante incudine dei punti di penalizzazione e quindi l’esclusione dalla Champions.
Senza coppe europee, sono gioco-forza da escludere tutti quei top che ad accettare la Juve avrebbero solo da perdere: quindi le voci di un Luciano Spalletti “cuore ingrato”, così come un eventuale ritorno di Antonio Conte o ancora Nagelsmann, che dovrebbe ridimensionarsi notevolmente.
Per questo è possibile credere che, se i bianconeri dovessero venire sopraffatti dalla legge italiana, la scelta del nuovo CdA per la guida tecnica, ricadrebbe su un Antonio Conte del 2011, cioè un mister che ancora non ha dimostrato nulla e che invece in Piemonte potrebbe spiccare il volo per la prima volta.
Quindi De Zerbi, che al Brighton ha dominato in lungo e largo in Premier League e che porterebbe a Torino il suo 4-2-3-1, oppure il blocchetto di difensori a tre di Igor Tudor, che tornerebbe in Italia volentieri dopo il positivo anno alla guida del Marsiglia.
Poi ci sono i tecnici ancora meno “europei”: Raffaele Palladino, che al debutto da allenatore in prima squadra sta facendo sognare al Monza l’Europa, quindi Thiago Motta, o magari Alessio Dionisi.
Al netto dei nomi citati, però, quello più adatto sembrerebbe proprio Vincenzo Italiano, che in due anni di Fiorentina è riuscito prima a riportare la compagine viola in Europa e poi a trascinarla a conquistare due finali. Con il suo 4-3-3 potrebbe aprire un ciclo con i bianconeri, rivalorizzando, inoltre, un giocatore come Dusan Vlahovic.
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