Una giovane promessa del calcio italiano, dalle giovanili dell’Inter ad una sparatoria in strada: l’epilogo dell’ex calciatore
La festa scudetto del Napoli dello scorso 5 maggio è finita in tragedia per Vincenzo Costanzo, 26enne ucciso a Piazza Carlo III. I suoi killer hanno approfittato del caos durante i festeggiamenti per il titolo per eseguire un vero e proprio agguato nei confronti di Costanzo, appartenente al clan D’Amico-Fraulello nel 2014/2015 in cui si occupava di sparatorie ed estorsioni. Indicato, il Costanzo, come uno dei soggetti emergenti pronto, pur di rimarcare il suo territorio, ad utilizzare le armi.
Ed a poche ore di distanza dall’omicidio, la reazione; una vera e propria “stesa”, spari dimostrativi a piazza Volturno che hanno portato la Polizia di Stato ad arrestare Gaetano Maranzino, individuato come uno dei presunti ragazzi protagonisti del gesto insieme a Matteo Nocerino – anche lui in manette – e ad altri due ragazzi non ancora identificati.
Finisce così la favola di Maranzino, 23enne centrocampista del Portici, club militante in Serie D, con un contratto che gli fruttava 30mila euro l’anno. Un mediano “vecchio stile”, con un passato anche nelle giovanili dell’Inter, che si stava facendo strada nel calcio regionale anche e soprattutto grazie alla sua dedizione ed agli allenamenti, con la classica tigna di chi vuole sfondare.
Una storia che sembrava essere finita a lieto fine; da Ponticelli al calcio giocato, lasciando alle spalle la camorra e la malavita fino alla maledetta sera del 5 maggio, che ha cambiato irrimediabilmente la sua vita.
Il giovane calciatore era stato individuato da un poliziotto fuori servizio – al pari di Nocerino – che ha dato via all’inseguimento fino all’intervento dei Carabinieri. I due erano in sella ad uno scooter rubato al centro direzionale poco prima ed avevano pistole sottratte all’ufficio della polizia municipale di Frattamaggiore.
Eventi criminosi uno dietro l’altro, insomma, per Maranzino ed il suo complice come si evince dalle carte della Procura di Napoli depositate agli atti. Dal calcio alle sbarre, per una vicenda che di lieto fine non ha nulla ma che poteva avere un finale decisamente diverso.
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