“Terrei il VAR solo per il fuorigioco”: l’analisi in diretta sorprende i tifosi. Le dichiarazioni di un ex campione lasciano senza parole
Il dibattito all’interno del mondo del calcio sull’utilizzo della tecnologia per dirimere episodi arbitrali dubbi non troverà mai l’unanimità di pensiero. Il VAR continua ad essere oggetto di polemiche e discussioni tra gli addetti ai lavori ed ex giocatori: c’è chi vorrebbe estenderne l’uso anche ai casi meno evidenti e chi viceversa ne gradirebbe l’abolizione. Il dibattito è alimentato da un regolamento che come spesso capita, soprattutto in Italia, tende a rendere tutto più complicato. Molti ex giocatori e allenatori ad esempio sono fermamente contrari e vorrebbero tornare ai giorni in cui gli arbitri non godevano del sostegno della tecnologia.
Per affrontare proprio il tema in questione, nel corso della diretta di calciomercato.it ai microfoni di TvPlay è intervenuto l’ex difensore Pietro Vierchowod, uno dei giocatori simbolo del calcio italiano a cavallo tra gli anni ottanta e novanta. Lo ‘zar’, com’era soprannominato per via delle sue origini russe, ha preso una posizione nettamente contraria all’utilizzo della tecnologia in campo durante le partite. Vierchowod, che ha giocato in Serie A per circa vent’anni, spiega come e perchè il ricorso agli strumenti tecnologici andrebbe limitato e circoscritto.
“Terrei il VAR solo per il fuorigioco”: l’analisi in diretta sorprende i tifosi
“Io il VAR lo metterei solo per il fuorigioco, lo abolirei per il resto. E poi chi è che controlla quelli che a loro volta sono chiamati a controllare il VAR? A chiamata forse sarebbe più equo. Gli arbitri e chi sta allo schermo decidono quando è rigore o non è rigore dopo tre minuti in cui magari c’è stato un gol, perché non fermare subito l’azione?”. Tutte considerazioni che non appartengono solamente all’ex difensore di Calcinate, anzi. Molti dubbi e perplessità che un buon numero di addetti ai lavori condivide.
Vierchowod insiste con le considerazioni in merito a quello che lui definisce un vero e proprio abuso della tecnologia: “Un intervento specifico magari per un giocatore o un allenatore può essere fallo, per l’arbitro in campo può non esserlo. Sono convinto che sia necessario aver giocato a calcio per essere in grado di valutare con attenzione i contatti. Poi allo schermo quando prendono le decisioni, come decido se quell’episodio da una parte è da rosso e dall’altro no?”.