Napoli, lo Scudetto non è scontato: è figlio di un percorso che Spalletti ha fatto nelle squadre in cui ha militato, cambiando anche assetto.
Napoli campione. Questa è l’unica certezza di un campionato che ha visto i partenopei correre da soli, una cavalcata che Spalletti ha reso possibile dall’inizio. La vittoria del campionato è arrivata nel momento in cui il tecnico di Certaldo è riuscito a mettere insieme i pezzi di un puzzle che sembrava non avere più rotta e direzione. Un senso l’ha ridato lui, che è maestro in questo: prendere squadre con il morale a terra e riportarle alle stelle.
L’ha fatto con la Roma, per due volte, e ci è riuscito con l’Inter. In quei casi non è stato Scudetto, ma è stata Champions dopo anni senza certezze. L’ultimo anno a Roma ha avuto più ombre che luci, ma i giallorossi sono tornati nelle zone di vertice. Questo perchè ha saputo – e sa – costruire abiti su misura per le varie realtà in cui milita. In giallorosso ha reinventato Totti prima punta, quando ancora non c’era il rancore di mezzo.
L’ha ripreso dopo un infortunio portandolo a vincere la Scarpa D’Oro come capocannoniere. Tutto (o quasi) grazie al suo 4-2-3-1. Uno schema che vedeva Perrotta sulla trequarti con Taddei a supporto e Pizzarro a svettare e De Rossi a fare il centromediano metodista d’altri tempi. All’Inter ha fatto rinascere Skriniar e ridato lustro al Toro: il Lautaro di Spalletti è quello che rimpiazza Icardi dopo il primo ciclone Wanda e ne ruba la scena con gol e giocate provvidenziali.
Al Napoli non è da meno: arriva con la tempesta in atto e mette in carreggiata uno come Osimhen, devastante già di suo, che con Gattuso, però, giocava con il freno a mano tirato. Sfrutta a suo vantaggio la classe e l’estro di Kvaratskhelia e mette due personalità apparentemente difensive come Di Lorenzo e Oliveira in condizione di attaccare. Una macchina perfetta, rodata al massimo, che basa sulla fase d’interdizione il proprio punto di forza: le tempistiche di reazione, la compostezza, la gestione delle seconde palle. Tutte cose che diventano oro colato e rendono questo Napoli – a tratti – imbattibile.
Al punto da potersi permettere di giocare di rimessa nella parte finale del campionato. Ormai sembra essere già tutto deciso: il punto non è come, ma quando. I partenopei giocano con la clessidra e il calendario. Spalletti non ride più tanto perché dopo aver fatto la storia deve rispettare le aspettative, in questa parte il tecnico toscano ha sempre esitato. Non appena gli si chiede il passo in più – probabilmente il prossimo anno – tentenna. Il Napoli, oramai, non è più una sorpresa. Una volta entrato nell’Olimpo delle grandi deve restarci, con Spalletti al timone. L’uomo in grado di credere in questa cavalcata anche quando veniva preso per pazzo, ma è anche con la follia che – talvolta – si cambia il mondo. Anche e soprattutto nel calcio.
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