Serie A, ultras nel mirino: il malaffare popola gli spalti, tutti i raggiri del tifo organizzato. Un giro d’affari milionario.
La passione non ha prezzo. Questo fin quando si è piccoli, non appena si cresce e si cominciano a frequentare gli stadi ci si accorge che non è tutto così aleatorio. Accanto ai disillusi che ancora si emozionano davanti a un gol per poi lasciarsi travolgere dalla routine, ci sono coloro per cui il tifo è la quotidianità. Persone che hanno fatto una scelta di vita, che seguono la squadra ovunque, mettendo a discapito la loro altra dimensione. Quella di lavoratori, uomini e donne, con una posizione sociale e lavorativa da mantenere.
Esiste solo la propria squadra. Fin qui nulla di male, almeno quando non subentra il lucro. Se un uomo è malato di calcio, c’è poco da fare. Lo stesso vale, naturalmente, per le donne. Quando, però, subentra il lucro non si parla più (soltanto) di calcio, ma entra in gioco – sempre di partite si tratta – il malaffare. La criminalità che in determinate frange di ultras prende piede e si organizza proprio come un qualsiasi schieramento mafioso: logiche, regole, scadenze militari.
Tutto da rispettare, come fosse un giuramento nei libri d’indagine e cronaca nera che hanno raccontato – malgrado tutto – altri tipi di patti. La storia, ora, la fa Nazza. Altrimenti conosciuto come Nazzareno Calaiò, classe 1969, pochi scrupoli e tanta strategia. Prima, durante e dopo le partite di Milan e Inter. San Siro era ed è casa sua, dove opera e coordina situazioni di vario genere: un factotum. L’uomo collaborava anche con un altro “illustre” esponente del tifo milanese.
Vittorio Boiocchi, capo della Curva Nord, ucciso nell’ottobre del 2022. Cosa accomuna queste due persone? I soldi, e la droga. Tanta, troppa. Che, insieme, facevano girare per Milano. Così come i soldi – gli introiti domenicali e di Champions – dei chioschi fuori la Scala del Calcio. Boiocchi, secondo le ricostruzioni, sarebbe stato freddato proprio a causa di un regolamento di conti. Il denaro non dorme mai, figuriamoci il crimine: la passione un prezzo ce l’ha e negli anfratti oscuri del calcio giocato si paga con la sciarpa – prima ancora che con il cappio – al collo.
La Procura di Milano, nel caso specifico, ha messo tutto nero su bianco: 90 indagati tra cui Nazza e Luca Lucci, ascoltati anche per l’uccisione di Daniele Cataldo. Altro uomo di fiducia e rappresentante della Nord di Milano. Curve come cupole. Milano, Roma, Torino. Nessun confine, una sola carta: mappa tracciata con i colori di una vita in parallelo alle attività di tutti i giorni. Una doppia esistenza che squarcia il velo di Maya attorno ai tifosi più accaniti: le ombre sulla Scala del Calcio gettano oscurità su un movimento – quello degli ultras – allo sbando.
Le diverse rappresaglie, in Italia e all’estero, sottolineano che qualcosa sta cambiando. Per questo le autorità devono alzare ulteriormente la guardia: il pallone muove ogni giorno migliaia di euro. Se non milioni. Da controllare per capire a chi conducono, spesso quelle persone sono le stesse che poi troviamo nelle pagine di cronaca nera. Un nesso da analizzare prima e debellare poi. Le “nuove” frontiere della delinquenza passano dagli spalti, ma stavolta nessuno esulta.
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