Atalanta-Roma senza Smalling sarà dura, ma Llorente scalpita ed è pronto a dimostrare di valere un investimento importante.
Diego Llorente giorno dopo giorno si è guadagnato la Roma, facendola anche un po’ sua.
Per prestanza fisica (1.86 cm), muscoli e anche un po’ per quella sfacciataggine di chi si prende sul serio a tal punto da sentirsi già protettore di una maglia, vedasi la reazione in sincro con Foti, mister in seconda della compagine della Capitale, in quel Roma-Feyenoord che è valso la semifinale.
Senza Smalling, adesso, è davvero dura, eppure con un Llorente così, forse, i tifosi capitolini possono stare più tranquilli.
Arrivato a Roma a gennaio, ha giocato un solo e unico minuto contro l’Empoli, per poi guardare i compagni fare sette punti in quattro partite solo e unicamente dalla panchina.
Dopo aver saltato la gara contro il Sassuolo per un problema agli adduttori, lì dove sarebbe realmente servito, la sua grande ribalta ce l’ha avuta contro la Lazio.
Nel derby perso di misura, è entrato a gamba tesa (non in senso letterale) in partita dopo il cartellino rosso di Ibanez. Ha subito preso per mano la difesa, accompagnandola comunque ad un risultato (1-0) che poteva essere molto più severo visto quanto la squadra abbia giocato in inferiorità numerica.
Trentatré minuti per lui, qualche sgambata, dei recuperi superlativi e qualcosa in più. Poi mister José passa a quattro e lui, che era subentrato, viene tolto.
Non dice un fiato, non apre bocca, elemento che probabilmente lo Special One deve avere apprezzato non poco. Se togliamo il secondo tempo giocato con la Real Sociedad, è la stracittadina capitolina a segnare l’inversione di marcia.
Diventa titolare inamovibile della retroguardia giallorossa, facendo 90 minuti con Sampdoria, Torino e Udinese, tre gare nelle quali la Roma fa sempre cleen sheet.
Col Feyenoord parte fuori, ma il mister gli concede una settantina di minuti (supplementari compresi), nei quali dimostra tutte le sue capacità, sia da braccetto che da centrale, lì dove stasera giocherà per sostituire l’infortunato Chris Smalling.
Mou lo ha voluto fortemente: il centrale spagnolo era stato il centro nevralgico del gioco di Bielsa: di piede destro, fra le sue caratteristiche migliori, la visione di gioco che lo rende adatto a fare anche il registra in mezzo al campo. Ottimo nel senso della posizione e caparbio in quanto a forza fisica. Intelligente tatticamente, spicca anche (in tutti i sensi) nel gioco aereo.
Sarebbe il centrale perfetto per il futuro della Roma, se non dovessero uscire soldi dalle casse: il numero 14 è un classe ’93 e quindi ha 29 anni. Con il Leeds l’accordo è quello di prestito con diritto di riscatto, fissato però a 18 milioni di euro, una cifra enorme vista l’età.
Mourinho vorrebbe tenerlo con se, poiché Kumbulla (guardare il minutaggio concesso) non ha mai convinto, e al momento i capitolini sono contati dietro.
Questa sera contro l’Atalanta dovrà dimostrare ancora una volta le sue qualità, cercando di convincere ancora tutti quanti di valere quei “quasi 20 milioni di euro”.
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