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Lukaku, la forza di ribellarsi: l’esultanza contro il razzismo diventa un esempio | FOTO

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Andrea Desideri

Romelu Lukaku apre le menti (forse) su un problema che esiste da tempo: l’esultanza contro il razzismo negli stadi diventa un esempio.

Romelu Lukaku getta le basi per il futuro. Un avvenire molto prossimo a giudicare dalla portata che sta prendendo il suo gesto. Per capirlo bisogna mettere le lancette indietro e tornare idealmente alla semifinale di andata di Coppa Italia tra Inter e Juventus. Primo atto di una cavalcata che si concluderà a breve. Il primo capitolo di questa tenzone, tuttavia, viene ricordato anche per la presa di posizione di Romelu Lukaku che segna e risponde agli insulti con un’esultanza.

Lukaku, il suo esempio contro il razzismo (Tvplay.it)

Mano alla bocca in segno di silenzio e saluto militare: quel gesto era (e resta) un’iniziativa contro il razzismo. Durante la partita hanno indirizzato diversi cori razzisti al belga che non ha fatto una piega per 90 minuti, ma è bastata un’esultanza per far capire che non era il caso di continuare a mandare giù bocconi amari. Non è stato l’unico. Lo hanno fatto in tanti altri calciatori – suoi colleghi – prima ma nessuno era mai stato oggetto di squalifica.

Romelu Lukaku, un’esultanza per dire basta: l’esempio contro il razzismo

Balotelli ha buttato il pallone fuori dal campo, lo stesso fece Boateng. Nessuno pagò per questo. Il belga, invece, per quel gesto prese una squalifica che, in poche ore, ha fatto discutere il mondo sportivo e diplomatico. Gravina diffuse la “grazia” poco tempo dopo. Al termine di attente riflessioni. Il timore di creare un precedente storico era forte, questa situazione ha creato un certo tipo di sgomento in molti esponenti del calcio giocato.

Il belga contro il razzismo (ANSA-Tvplay.it)

Gli emulatori, infatti, non mancano: Lukaku non ha difeso, in tal caso, solo sé stesso ma una comunità. Una minoranza etnica e sociale che non avrebbe più senso definire tale se non fosse per la chiusura mentale di tanta – troppa – gente che oggi viene rimessa al proprio posto anche grazie a gesti collettivi di questo tipo. Non è un caso infatti se anche Ceesay e Kouamè hanno fatto lo stesso in campo. Un’esultanza diventata tendenza da promuovere, per dire basta.

Ci sono le basi per un movimento, ma è ancora troppo presto per parlare di altro: è possibile, invece, capire quando si sta facendo o cambiando la storia. Lukaku, forse, potrebbe andare oltre la retorica e i buoni propositi. La concretezza per fare la differenza non gli è mai mancata. Anche in queste situazioni. Il fatto che se ne parli dimostra quanto la strada da fare sia ancora lunga e mai come adesso serve qualcuno che apra la strada. L’ex United probabilmente non pensava a tutto questo, ora dovrà farci i conti. Sarà sicuramente un fardello meno pesante di quelli che, suo malgrado, ha portato finora.

Andrea Desideri

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