Mourinho al PSG? Roma, tecnico e club francese: chi ci guadagna e chi ci perde nell’eventuale affare
La Roma di Mourinho, dopo un lungo sali e scendi, sembra stia finalmente ottenendo i risultati sperati: preso il sesto posto lo scorso anno, troppo poco per poter pensare di tornare nel calcio che conta, approfittando dei continui rallentamenti di Milan e Inter (attendendo il futuro della Juventus, che sarà a breve giudicata nel ricorso), i capitolini si sono stabilizzati al momento al terzo posto in classifica.
Sotto un Napoli che dalla prima giornata di questo campionato non ha mai smesso di correre, c’è la Lazio di Maurizio Sarri, che con la vittoria di esterna a La Spezia è volata momentaneamente a +10 dal quinto posto; quindi la Roma dello Special One, che ha infilato tre vittorie consecutive, frutto di sette gol fatti e nessuno subito.
I giallorossi sono ora in piena zona-Champions, con cinque punti in più dell’Inter, che ad oggi sarebbe in Europa League e che ha perso dai giallorossi la bellezza di undici punti in sei settimane.
Mourinho rimane? C’è il Paris Saint Germain
Il futuro dello Special One, nonostante l’ottima annata fino a questo momento, è tutt’altro che certo: il contratto del portoghese scade fra un anno esatto, ma il rinnovo era legato al raggiungimento degli obiettivi posti al momento della firma, per questo motivo ad oggi non c’è stato nessun prolungamento.
Il PSG, però, sarebbe intenzionato a fare un passo importante verso il tecnico: Christophe Galtier è ormai poco più che un traghettatore e secondo RMC Sport Luis Ocampos avrebbe messo in cima alla lista dei desideri proprio il mister, suo connazionale.
Ad oggi non c’è ancora nulla di concreto, ma i due si conoscono già molto bene: dieci anni fa esatti hanno lavorato assieme a Madrid e secondo il sito francese, l’allenatore non chiuderebbe ad un ipotetico scenario che lo vorrebbe ai piedi della Torre Eiffel.
Paris Saint Germain: pro e contro
Dopo diversi anni di magra, decisamente troppi per una proprietà che ha speso in dodici anni quasi un miliardo di euro senza mai arrivare a vincere la Champions League, il tempo sembra sia finito.
Lo stesso Ocampos è stato convocato in Qatar, a Doha, per discutere di queste due stagioni nelle quali i parigini hanno comprato Vitinha, Nuno Mendes, Fabian Ruiz, Soler, Renato Sanches, Mukiele ma soprattutto Lionel Messi, Donnarumma, Sergio Ramos e Hakimi, senza però mai passare gli ottavi di Champions League.
Il prossimo anno nella programmazione dovrà esser quello decisivo, ed è per questo che con grande probabilità la scelta del nuovo allenatore sarà più che fondamentale. Mauricio Pochettino e Galtier non sono stati abbastanza per portare alla compagine transalpina quel DNA da Champions che finora è sempre mancato.
Proprio per questo motivo, l’eventuale arrivo di Mourinho potrebbe essere la carta giusta: il mister portoghese, ovunque è andato, ha sempre portato la sua mentalità vincendo, riuscendo inoltre a portarsi a casa anche due Champions League da outsider con il Porto prima e l’Inter poi. In carriera ha allenato spesso big club ed è quindi avvezzo ad affrontare sfide importanti.
Il PSG potrebbe provare, con lui, ad emulare quanto fatto dal Real Madrid, che ha scelto di richiamare Ancelotti, tornando a vincere la coppa dalle grandi orecchie.
L’aspetto negativo, però, è legato forse più ad un aspetto progettuale: rispetto a quanto fatto dal Manchester City con Guardiola, che chiede giocatori ma è un vero colonizzatore del calcio, che porta la sua idea dove sceglie di andare, Mourinho è un allenatore da tutto e subito.
A differenza di un allenatore come Nagelsmann, Josè può arrivare alla coppa molto prima, ma c’è il rischio che creando per l’ennesima volta un instant-team, se qualcosa dovesse andare storto, fra una stagione o al massimo due si tornerà a parlare di tutto ciò che si dice oggi.
Josè Mourinho: pro e contro
Innanzitutto il primo punto a favore di un Mourinho che accetta la pista parigina è relativo al prestigio: il contratto con il club francese sarebbe sicuramente molto più ricco di quello che percepisce oggi a Roma e avrebbe certamente ambizioni più alte. Tornerebbe così a scontrarsi con colossi del calcio, ma facendolo come favorito o presunto tale, tornando quindi protagonista a livello mondiale.
Inoltre, avrebbe carta bianca: se a Roma prendere Paulo Dybala ha richiesto un lavoro lungo e metodico, al Paris Saint Germain potrebbe quasi collezionare figurine.
Allenando campioni come Neymar, Mbappe e Messi (il cui rinnovo è però in dubbio), potrebbe chiedere di aggiungere altri cinque o sei campioni, formando la sua personale “All Star”. Una sorta di gioco da playstation, che in carriera poche volte ha avuto la possibilità di fare.
Ultimo pro, non indifferente, è che ad oggi il tecnico non ha la certezza del domani: se a fine stagione i capitolini dovessero perdere punti, la sua permanenza non è scontata e il suo contratto scade a giugno del prossimo anno. Per questo nemmeno è sicuro che i Friedkin sceglieranno di rinnovargli il contratto.
L’aspetto negativo dal punto di vista del mister portoghese, però, è collegato al suo stato mentale: a Roma è amato e venerato quasi come una divinità. Nonostante spesso la squadra abbia avuto tracolli preoccupanti, vedasi le due gare con la Cremonese o l’umiliante 6-1 norvegese col Bodo/Glimmt, i tifosi sono sempre stati dalla sua parte.
Arrivato a sessant’anni con una bacheca stracolma, forse ha bisogno proprio di questo. A Parigi non sarebbe così: i sostenitori non fanno sconti a nessuno e nella scorsa stagione, davanti ad un rendimento incostante, sono persino arrivati fischi per Leo Messi. Come se non bastasse, la dirigenza non terrà conto dello status: una falsa partenza potrebbe voler dire esonero, senza alcuna progettualità, come è già successo in passato.
AS Roma: pro e contro
Come per Mourinho e il PSG, anche la Roma avrebbe i suoi aspetti positivi e negativi di un addio di Josè Mourinho, perché anche se la squadra oggi è terza, non si può dire che il gruppo faccia un calcio bello da vedere. Dati alla mano, i risultati arrivano ma molti calciatori hanno tratto svantaggio dal ciclo-Mou, arrivando a dimezzare drasticamente il proprio valore.
Il gioco difensivista, spesso atto a far gol e poi aspettare la conclusione della partita, ha tarpato le ali ad alcuni elementi che oggi potrebbero invece valere tre volte tanto e la sostituzione in panchina con un mister più offensivo, interessato allo sviluppo del gioco, aiuterebbe anche i giocatori nell’esser valorizzati.
Ma ogni medaglia a due facce e la verità sta nel mezzo: lo Special One a Roma non ha portato il proverbiale bel gioco, ma è stato il protagonista assoluto della rinascita giallorossa. In nemmeno due anni ha riportato la gente in strada, attendendolo a Trigoria al momento del suo arrivo, ha permesso ai tifosi di festeggiare un trofeo, la Conference League.
I capitolini non vincevano una coppa da quindici anni, mentre non avevano mai alzato al cielo un cimelio europeo. Alla corte dei Friedkin, convinti dalle sue parole, sono arrivati calciatori come Dybala, Matic e Wijnaldum, che mai sarebbero stati convinti dai predecessori del portoghese, con uno status certamente inferiore.