Calciopoli, dall’Inter al Milan, non solo la Juve era coinvolta: ecco cosa è emerso e come andò nel 2006
A volte ritornano. E’ Calciopoli, il più grande scandalo della storia del calcio italiano che sarà nuovamente il protagonista in una puntata speciale di “Report”, con la versione raccontata da Luciano Moggi e la sua “chiavetta” pronta a svelare altri retroscena. La Juventus fu spedita in Serie B e revocati due titoli, altri club ebbero penalizzazioni a raffica, per una sorta di “sistema” che di fatto condizionava e manipolava il calcio italiano attraverso designazioni arbitrali ad hoc e condizionando il settore dei fischietti per ottenere vantaggi in classifica.
Nata da un filone relativo al calcioscommesse in Serie B, Calciopoli fu portata avanti dalla Procura di Napoli che indagò a fondo, sfruttando l’uso smodato delle intercettazioni. Sotto controllo i cellulari di Luciano Moggi ed Antonio Giraudo, allora i due dirigenti della Juve considerati gli artefici di questo sistema, ma anche quelli di alcuni arbitri di Serie A e del designatore.
Non solo la Juventus, però; come raccontava la relazione del 2011 di Stefano Palazzi, allora procuratore federale. Secondo il documento, anche altri club “sfruttavano” questo sistema, violando i principi del comma 1 sia dell’articolo 1 che dell’articolo 6. In primis l’Inter, che leggendo la relazione di Palazzi, avrebbe meritato la Serie B al pari della Juve.
Calciopoli, anche l’Inter ed il Milan colpevoli: ecco cosa facevano
Gli inquirenti, peraltro, nel corso delle indagini avevano classificato come molto “interessanti” ed importanti le telefonate dei dirigenti dell’Inter per poi essere stralciate da tutti i faldoni contenenti l’indagine. La difesa di Moggi, in sede di processo, le acquisì tutte ma ciò non fu abbastanza perché l’ex dirigente della Juve fu condannato ugualmente a Napoli.
E dal punto di vista sportivo, nell’estate del 2006 non erano ancora uscite fuori le altre intercettazioni che, quando rese note, furono inutilizzabili perché già prescritti. Secondo quanto scrive Tuttosport, non c’erano prove sull’effettivo sistema di ammonizioni sistematiche dei diffidati, atte a far saltare la gara contro la Juve ai calciatori.
Fu invece il Milan, attraverso una telefonata del suo addetto ai fischietti Leonardo Meani a chiedere la non ammonizione di Nesta all’arbitro Massimo De Santis, in vista della sfida contro la Juve del turno successivo.
Allo stesso modo, la Procura di Reggio Calabria nel 2007, in un’inchiesta, accertò che l’arbitro Paparesta non fu mai rinchiuso nello spogliatoio dopo un Reggina-Juve, azione di cui si vantava al telefono Luciano Moggi.