Calciopoli, Cellino fa tremare il mondo del calcio: “Bruciai un faldone di…”. Clamorose dichiarazioni da parte del presidente del Brescia
Si riapre una ferita che sembrava ormai ampiamente cicatrizzata. Torna d’attualità a distanza di diciassette anni la vicenda di Calciopoli, o per meglio dire dello scandalo delle intercettazioni che sconvolsero il calcio italiano portando all’azzeramento dei vertici federali, compresi quelli arbitrali e alla retrocessione in Serie B della Juventus, principale club coinvolto con quella che allora era la sua temuta e rispettata dirigenza. Tra radiazioni e squalifiche il sistema del nostro calcio subì un vero e proprio terremoto di cui si torna a discutere a distanza di quasi vent’anni.
A rispolverare lo scandalo che travolse in primis l’allora direttore generale della Juventus, Luciano Moggi, è il programma Report in onda su Rai Tre e condotto dal giornalista Sigfrido Ranucci. Nella puntata di lunedì 17 aprile è prevista una sorta di lettura più completa e ampia di ciò che avvenne all’epoca, come confermato dallo stesso Ranucci: “Dedicheremo una puntata a Calciopoli partendo da una chiavetta che ci ha dato Luciano Moggi. Devo dire che ci sono alcune intercettazioni molto interessanti che fanno anche capire qualcosa in più. Quello che emerge chiaramente è che c’è stata una volontà di un passaggio da una sorta di Prima repubblica del calcio ad una Seconda repubblica“.
Un altro spaccato di quel periodo destinato a creare polemiche e a far discutere sono le dichiarazioni di Massimo Cellino. L’attuale, contestatissimo, presidente del Brescia, ha rilasciato dichiarazioni a dir poco eclatanti risalenti al breve periodo in cui divenne presidente della Lega Calcio, ruolo assunto per un breve periodo di tempo in seguito alle dimissioni di Adriano Galliani, anche lui coinvolto nelle intercettazioni: “Cercavo di tenere la baracca in piedi, stava crollando. Iniziai a pulire tutte le schifezze che c’erano là dentro, non sapevo da dove iniziare“.
E tra le suddette ‘schifezze’ c’era qualcosa che se fosse venuto alla luce avrebbe avuto, forse, un effetto ancora più deflagrante del controllo sul sistema arbitrale da parte della Juventus: “Avevo un contenitore con tutti i dossier – rivela Cellino -: chi era iscritto con una fideiussione falsa, chi si scaricava come Irpef il trasporto. Andammo nel piazzale giù di sotto, c’era un bidone di ferro: buttammo tutto dentro e lo facemmo bruciare con la trielina. La Finanza tornò e non trovò niente e io non c’ero neanche“.
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