Pasquetta con le candeline per l’ex terzino del Real Madrid. Una vita da campione, mezzo secolo sulla cresta dell’onda, non solo in campo.
Lo mettevamo tutti attaccante, perchè la velocità era un parametro troppo importante, e lui aveva sempre 99. Se la vita fosse davanti alla PlayStation, per molti, sarebbe il paradiso. Anche perché Roberto Carlos giocherebbe ancora. Basta premere qualche tasto e lo vedremmo sgroppare per il campo con i suoi scarpini argentati e quella camiseta blanca che sa di storia. La stessa che hanno fatto molti ragazzi con il simulatore in mano vedendolo attraversare il rettangolo verde indisturbato per poi segnare.
La rete l’ha gonfiata anche nella realtà, ma quando con il Real Madrid e il Brasile vinceva ovunque era terzino. Nasce così, continua e si ritira da fenomeno. Una personalità incredibile: riusciva a farsi capire con uno sguardo, accompagnato da un sinistro letale. RC – come lo chiamavano a Madrid quando ancora abbreviare i nomi dei fenomeni (alla CR7) non era così frequente – compie mezzo secolo e cerca di tirare le somme più di quanto non abbiano già fatto i suoi estimatori: con il Real Madrid ha vinto qualsiasi cosa, precisamente 4 Lighe, 3 Champions League e 2 Coppe Intercontinentali.
Punto fermo della Selecao, con verdeoro ha portato a casa due Coppe America, una Confederations Cup e un Campionato del Mondo nel 2002. Dove fece la storia anche il taglio di capelli di Ronaldo (Luis Nazario De Lima) che si permise una mezzaluna – non fertile come in Mesopotamia – ma tanto bastò per portare il Brasile sul tetto del mondo. In quel contesto Roberto Carlos i capelli li fece perdere, per così dire, anche a Barthez (ex portiere della Francia).
Correva l’anno 1997, il torneo era ugualmente importante, e il terzino segnò una punizione a 30 metri dalla porta con un pallone imprendibile. La sfera viaggiava a 137 Km orari e l’estremo difensore piegò le mani talmente rimase sopraffatto. Un’azione da manuale. Più rara che unica, infatti con il Real ci ha riprovato altre volte. Vizietto, diciamo così, che gli vale il piazzamento tra i 25 migliori calciatori viventi. Questo per quanto riguarda il campo, ma la vita non è solo rettangolo verde: l’ex Blancos i danni – per usare un eufemismo – li ha fatti anche fuori.
Dove non contano i tacchetti, ma bisogna ugualmente fare breccia nel modo giusto. Lui ci è riuscito nei cuori di 6 donne. Tutte diverse, con cui ha fatto 8 figli: record personale che gli è valso il soprannome di “inseminatore d’oro”, come lo definì il celebre Cesare Bardarossa Bardaro nel corso di un’analisi extra-calcistica. Nello specifico ha conquistato una messicana, una ungherese e le altre tre brasiliane. Sempre a segno, anche lontano dalla porta. In tutti i sensi. A 50 anni, con questo via vai, non avrà problemi di telefonate. I suoi numeri se li ricordano tutti, in campo e fuori, a quanto pare.
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