Michele Uva, direttore di Social & Environmental Sustainability della UEFA, è intervenuto ai microfoni di TVPLAY_CMIT.
“QUATTRO PILASTRI ALLA BASE DEL CONCETTO DI SOSTENIBILITÀ” – “Parto delle premesse del mio libro, Soldi vs. Idee, dove parliamo della sostenibilità di base. In primis ci dev’essere la sostenibilità sportiva, poi economica altrimenti il sistema non regge, poi ci dev’essere quella sociale, si parlava di razzismo ma non c’è solo quello, ci sono tante altre coniugazioni, poi c’è la sostenibilità ambientale che sta emergendo in modo prepotente e che va integrato. Questi quattro pilastri vanno integrati fra di loro, devono parlare fra di loro e nel libro abbiamo parlato di undici temi tutti interconnessi”.
“BISOGNA PASSARE DALLE PAROLE AI FATTI” – “Sta tutto nel titolo nel libro, dobbiamo sviluppare delle idee, passare dalle parole ai fatti, se mettiamo parole e fatti insieme possiamo aumentare le risorse. Nella partita le idee possono portare maggiori risorse però poi i denari che ottieni vanno spesi bene. Il libro è pensato per i tifosi e per far capire tutta una serie di percorsi che stanno fuori dai novanta minuti che poi alla fine influiscono su ciò che accade in campo e sui giocatori”.
“GLI INVESTIMENTI HANNO BISOGNO DI TEMPO PER FRUTTARE” – “La sostenibilità arriva nel momento in cui tu hai delle risorse finanziare da investire e le investi su un progetto tecnico sportivo, sulle strutture, sul settore giovanile, ma le spese devono essere frutto di idee che non possono essere generalizzate per tutti i club, ogni società ha una base diversa di partenza, ma ci sono dei presupposti che sono gli investimenti, se in un sistema aumento i ricavi di 100 e 130 va negli stipendi dei calciatori e non c’è dietro un progetto tecnico, infrastrutturale, non sono più investimenti ma semplici costi, che bruciano in pochissimo il capitale. Gli investimenti necessitano di un tempo di incubazione per ottenere i risultati e probabilmente è quello il problema, si vogliono risultati subito, mentre la programmazione porta a dover aspettare 3 o 4 anni, il che non è molto nella nostra filosofia, mi ci metto anche io”.
“NON POSSIAMO PIÙ PENSARE SOLO AI NOVANTA MINUTI” – “Non voglio che i tifosi fraintendano, il libro è scritto per capire alcuni passaggi che fanno parte della vita di un club. Non possiamo pensare solo ormai ai novanta minuti in campo e all’evento che andiamo a vedere, c’è un prima e un dopo la partita, spiegare questi momenti non vuol dire che ci siano obblighi di investimento per esempio nel femminile, penso serva in primis uno stadio buono, un settore giovanile buono. Penso per esempio all’Atalanta, che ha fatto un percorso diverso rispetto all’Udinese che a sua volta ha fatto un percorso diverso rispetto a un’altra società. Una squadra ha bisogno delle altre 19, sennò non esiste il campionato”.
“LA SOSTENIBLITA È UNA SOMMA DI ATTIVITÀ” – “La sostenibilità è una somma di attività, includevo anche quella sportiva, il che vuol dire quanto una società e una città riesce a mantenere un calcio di un certo livello. Non è un costo ma un investimento. Per me vuol dire investire sui giovani, così come sostenibilità infrastrutturale significa investire in uno stadio pensato già per il futuro. Gli investimenti non sono mai costi, ma un qualcosa che permette di innescare un circolo virtuoso, se trovi giovani forti e riesci a strutturarli ti ritrovi poi in casa i campioni del domani e rafforzi la squadra. Più che sostenibilità in questo caso possiamo userei l termine equilibrio”.
“UN MILIARDO DI TIFOSI, TOCCARE LE REGOLE DEL CALCIO EUROPEO UNA GRANDE RESPONSABILITÀ” – “Penso che il presidente della UEFA sulla Superlega abbia già espresso la posizione di tutta la UEFA, che condivido. Ho vissuto la situazione da vicepresidente, penso che la situazione si sia consumata e si può guardare avanti, il calcio è fatto per la gente, sono un miliardo che seguono le competizioni europee, provate a pensare che responsabilità si sente quando si gestisce il messaggio e le regole di un qualcosa che tocca così tante persone. In primis è una responsabilità e questa è secondo me è la chiave”.