Quello delle multiproprietà è diventato un vero e proprio fenomeno nel calcio: la Uefa studia nuove regole per fermare altri casi-Lipsia
Le multiproprietà nel calcio moderno sono sempre più frequenti. Il cambio di proprietà del Manchester United, per esempio, è l’evento più discusso del calcio mondiale, dei tempi recenti. Nell’asta miliardaria in corso per rilevare il club dalla proprietà americana invisa ai tifosi, evidenzia La Repubblica, la famiglia Glazer nicchia sulle offerte da 4,5 miliardi di sterline dello sceicco qatarino Jassim Bin Hamad Al Thani e del magnate inglese Sir Jim Ratcliffe. La premessa è che la famiglia reale del Qatar possiede già il Psg e che Sir Ratcliffe, con la sua Ineos, è il padrone del Nizza in Francia e del Losanna in Svizzera.
Si tratterebbe quindi di una potenziale multiproprietà, l’ennesima. In Italia casi analoghi sono rappresentati da Lotito che aveva Lazio e Salernitana: quando il secondo club è salito in A ha dovuto affidarla a un Trust e poi venderla a Iervolino. Discorso simile per il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis che è proprietario anche del Bari.
Proprio nei giorni scorsi, a proposito del futuro dei biancorossi, il patron della Filmauro, al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, aveva spiegato: “Lotto da sempre per equiparare il Sud al Nord , non a caso sono proprietario anche del Bari. In tanti mi chiedono quali saranno le prospettive del club biancorosso in caso di promozione: ebbene, lo cederemo. Ma certo non al primo che capita: valuteremo interessamenti soltanto di chi saprà gestirlo come un’opera d’ingegno. Il club va lasciato in mani sicure: abbiamo investito cento milioni di euro in quattro anni, non lo darei mai a chi può distruggere tutto“.
A proposito delle multiproprietà, riporta il quotidiano, la Uefa studia nuove norme. Avere più proprietà implica intrecci che potrebbero falsare campionati e coppe: l’Uefa è ben conscia della questione per le coppe europee, dove creò imbarazzo negli anni scorsi il confronto tra Lipsia e Salisburgo, squadre riconducibili alla Red Bull. Oggi gli intrecci sono diventati decine e gli organi di competenza studiano una soluzione per arginare questo fenomeno.
La Uefa lo scorso gennaio ha dedicato parte del proprio report annuale sui club proprio allo studio sulle proprietà, rilevando tre dati principali: il massiccio ingresso della finanza statunitense privata nel calcio europeo, la difficoltà delle federazioni nell’adottare norme di controllo sugli intrecci di proprietà tra i Paesi e il fatto che nei massimi campionati di Inghilterra, Italia, Belgio e Francia più di un terzo dei club siano rappresentati da intrecci multinazionali di proprietà. Ecco quindi che la Uefa lavora per mettere fine a questi casi che potrebbero portare a sempre più sfide falsate.
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