Juventus, la confessione è da brividi: “Un incubo”. Un ex protagonista della storia bianconera racconta la sua lunga odissea
Il calcio da sempre regala emozioni uniche, non paragonabili con alcuna delle altre discipline sportive. Anzi, facendo un salto a ritroso nel tempo sono i campioni del passato ad occupare un posto speciale nel cuore di tifosi e appassionati. Campioni ma anche gregari di lusso, quelli che in qualche modo sono riusciti a lasciare un segno indelebile nelle vicende delle squadre in cui hanno militato. La Juventus di Marcello Lippi, che a metà degli anni novanta vinse tutto ciò che si poteva conquistare, era ricca di grandi giocatori.
Dal capitano entrato nella leggenda, Gianluca Vialli, fino al futuro campione del mondo Didier Deschamps. Ma quella squadra aveva un’ossatura fatta di operai specializzati e riserve di lusso che all’occorrenza sapevano garantire un rendimento straordinario. Uno di questi era Michele Padovano, cinquantasei anni, ex attaccante. Torinese doc, indossò la maglia bianconera dal 1995 al 1997: due stagioni in cui offrì il suo decisivo contributo alla conquista di uno scudetto e soprattutto della Coppa dei Campioni nel 1996.
Juventus, la confessione di Padovano è da brividi: “Un incubo durato 17 anni”
Ma dopo la gloria e i trofei, dopo aver appeso gli scarpini al chiodo l’ex attaccante piemontese è stato scaraventato in un vero e proprio incubo. Un tunnel durato quasi vent’anni che a un certo punto sembrava senza uscita. Ed è lui stesso a raccontare i retroscena di una vicenda da cui ora è uscito con un’assoluzione piena: “Ho sempre creduto nella giustizia, anche quando mi ha bastonato. Sapevo di essere innocente. Ho lottato come un leone esattamente nel modo in cui lottavo sul terreno di gioco. Ho pianto quando sono stato prosciolto”.
In tutto questo periodo, vissuto tra mille ansie e angosce di ogni tipo, Padovano ha anche conosciuto l’onta del carcere e tutti gli amici o presunti tali che aveva lo hanno lasciato solo. Tutti tranne uno, Gianluca Vialli: “Luca mi ha aiutato tantissimo, uno dei pochi amici che mi è rimasto vicino. L’accusa, assurda, secondo cui gli avrei venduto la droga è caduta subito. Luca è stato commovente per me, ha fatto tantissimo. Anche quando si è ammalato, continuava a farmi coraggio… Ora basta però, perchè mi viene da piangere”.
Ora che è arrivata l’assoluzione con formula piena, Padovano vorrebbe tornare nel mondo del calcio. Il sogno è ovviamente colorato di bianconero: “La Juventus è la mia squadra, tornare a lavorarci sarebbe meraviglioso“. E chissà che il suo appello non venga raccolto da qualcuno.