Antonio Conte non risparmia le parole nei momenti difficili. È sempre stato un carattere focoso: le sfuriate migliori del tecnico.
Antonio Conte è famoso per le sue tattiche, ma anche le sue prese di posizione non scherzano: basti pensare che chiunque nel Paese lo associa a un avverbio. Agghiacciante. Il motivo è una conferenza stampa, indetta precisamente il 23 agosto del 2012, in cui il tecnico si difendeva dalle accuse di calcioscommesse ai tempi del Siena. La Juventus era dalla sua parte, l’allenatore fece alcune dichiarazioni contro la Giustizia Sportiva e Ordinaria usando la parola “agghiacciante” per definire la vicenda.
Le sue parole fecero talmente presa che persino Maurizio Crozza (noto comico interista) gli dedicò una parodia memorabile. Altrettanto uniche sono state le sue uscite – prima e dopo traguardi importanti e obiettivi mancati – facendolo diventare un allenatore da copertina: quando Conte perde la pazienza, non controlla più l’oratoria e, senza peli sulla lingua, dice le cose come stanno in maniera netta, creando spesso divisioni. L’intemerata con il Tottenham è solo una delle ultime sfuriate che l’ex Juve e Siena ha regalato nel passato recente.
Antonio Conte, la dialettica come arma: le sfuriate più celebri
Quando allenava la Nazionale, si è scagliato contro i club che non favorivano il percorso di crescita della compagine azzurra: “Sono arrivato qui per far capire la differenza tra vincere e perdere, vincere e pareggiare. Se i club non mi aiutano, però, ci remiamo contro. La Nazionale merita più rispetto”. Se questo sembra poco, allora occorre tornare ai tempi dell’Inter, quando se la prese con alcuni giocatori per poi scagliarsi contro la dirigenza dopo un avvio a rilento: “A chi dobbiamo chiedere di più? A Barella che ha giocato solo con il Cagliari? Ci vuole tempo per maturare. Questi ragazzi sono ancora troppo acerbi e la società lo sa di cosa ho bisogno”.
Non solo parole, ma anche fatti: Conte è spesso venuto alle mani, non in conferenza stampa, ma a bordo campo. Iconico il fine partita tra Tottenham e Chelsea di appena sette mesi fa, Conte e Tuchel arrivarono alle mani dopo il pareggio raggiunto in extremis: una stretta di mano che ha accesso il parapiglia. L’ex tecnico bianconero si è scagliato anche con un suo ex giocatore. Rosso diretto, stessa sorte anche a Tuchel. “Sono una persona competitiva: se vedo violenza, rispondo con violenza”, dichiara successivamente Conte.
Dalla Juve al Tottenham passando per la Nazionale
Segno che l’accaduto non gli è andato giù. Esattamente come le provocazioni di Capello ai tempi in cui l’ex Juve era a Milano. Il tecnico – in veste di opinionista Sky – punzecchia il collega che prima si rifiuta di rispondere, poi ribatte a tono fino a non calcolarlo minimamente. Animi surriscaldati è dire poco. Ultima, ma non per importanza: quella con il Tottenham quando si scagliò contro la società senza mezzi termini. “In Inghilterra c’è una brutta abitudine, che in Italia non c’è. Viene mandato a parlare solo l’allenatore in conferenza stampa. Dopo le partite, se la presidenza dichiarasse qualcosa capireste meglio la situazione”, aveva detto ai giornalisti.
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— TheFarm/PeterHooton (@TheFarm_Peter) August 15, 2022
Conte, quindi, è uno che non le manda a dire: la lingua punge più di uno schema ben fatto. L’allenatore si conferma pungente anche in fatto di retorica, forse proprio per questo riesce a dimostrarsi (quasi) sempre vincente. Alla fragilità risponde con presenza e tenacia: senza tirare mai indietro la lingua o la gamba. A seconda del periodo, ogni dichiarazione assume una prospettiva diversa. Ecco perché le parole sono importanti tanto quanto la tattica, dentro e fuori dal campo.