Messi e Ronaldo, futuro in Arabia Saudita: quello che conta è il loro talento, ma molto di più possono fare le loro facce. Gli scenari.
Il futuro è quella parte di tempo che arriva inaspettatamente. Non ci crediamo mai fin quando non vediamo con i nostri occhi le conseguenze delle scelte che facciamo. Questo problema Messi e Ronaldo ce l’hanno in parte, perchè loro sono icone senza tempo. Non è questione di talento e soldi: è proprio la tecnica. Quel che sono riusciti a fare sui campi di calcio resterà nella storia. Nessuno (o quasi) si ricorderà le critiche e le polemiche – solo gli amanti delle biografie o i patiti di retroscena – resteranno solo i gol (bellissimi) e le giocate da applausi.
Dopo che succederà? Loro sanno anche questo perchè chi scrive la storia ha anche il lusso di programmare – non vedere – il futuro: nessuno sa ciò che gli accade, ma può dedurre come vivere. Scegliendo un percorso piuttosto che un altro. Non è tutto diviso fra ricchezza e povertà: esiste anche il potere, con una relativa forza coercitiva che fa i conti con la pressione sociale. Messi e Ronaldo sono stati rivali sin dagli inizi, ora sono colleghi e si stimano: quest’improvvisa pace non è certo dovuta a un improvviso scatto di diplomazia, bensì alla consapevolezza che insieme funzionano meglio.
Messi e Ronaldo, uniti per l’Arabia: come cambia il loro ruolo
Si sono fusi (quel che resta de) i Beatles e i Rolling Stones – presto un album in uscita – e non possono farlo Messi e Ronaldo? Insieme, come quella foto che li ritrae mentre giocano a scacchi. Qualcuno, durante il Mondiale, l’ha definita storica. Ma, di storico, c’era altro: la loro volontà di unire le forze per qualcosa di più grande. La promozione. L’Arabia Saudita è un Paese con più ombre che luci. È stato evidente a tutti nel corso del Mondiale in Qatar: il non detto pesa, ma è anche quello che rimane.
Così come l’esigenza di coprire Messi con un mantello nero durante la premiazione. Tradizioni, protocollo e necessità: la Pulce era idealmente “al servizio” degli arabi. In Qatar non solo hanno investito su di lui, ma si sono resi conto che da lui dovevano ripartire. E anche dal suo “socio” Ronaldo. L’ex Juve a giocare per l’Al Nassr – una passerella di qualche anno – Messi a Parigi ma con la testa già in Medio Oriente. Entrambi al centro di un processo più grande: riabilitazione etica, morale ed economica agli occhi del mondo. Due facce conosciute, ma sotto un’altra veste. CR7 gioca, ma quando ha finito sul campo è a tutti gli effetti ambasciatore.
I am happy to welcome our Tourism Ambassador and star Lionel Messi and his family and friends this month on his second visit to Saudi to enjoy our most beautiful tourism destinations, connect with our people and enjoy unique experiences! @VisitSaudi pic.twitter.com/GCpX6JLAVu
— Ahmed Al Khateeb أحمد الخطيب (@AhmedAlKhateeb) March 8, 2023
Lo stesso vale per Messi che, con un tweet, viene annunciato in qualità di nuovo ambasciatore del turismo saudita. Una macchina perfetta che dovrebbe far dimenticare scelleratezze e diritti negati agli occhi di un Mondiale: la possibilità dell’eco-sostenibilità ambientale era solo l’inizio, un’utopia concordata che fa il paio con la scelta di due volti noti che, attraverso sorrisi e guadagni, cercheranno di difendere l’indifendibile. Il Medio Oriente degli sceicchi, non della povera gente che soffre, ha bisogno di ripartire e cancellare ogni tipo di insinuazione. Messi e Ronaldo servono a questo: l’oblio si paga e il prezzo che hanno scelto i due bomber è decisamente alto. Non solo in termini economici.