Una storia buffa e parecchio “italiana” quella del tifoso che si da malato per seguire la sua squadra del cuore. Il giudice si è pronunciato.
Il calcio in Italia e per molti italiani viene spesso definito in maniera metaforica “una malattia”. A volte però la metafora prende le fattezze della realtà, o quasi. E’ quello che è successo in Toscana, con un cittadino di Arezzo tifoso della Fiorentina. La sua storia per certi versi ha dell’incredibile, ma forse il risvolto e l’evoluzione della vicenda giudiziaria lo è ancora di più. Cos’è successo.
Innanzitutto questa storia, per quanto recente, risale a qualche mese fa. Esattamente alla stagione scorsa, quando a fine maggio si sono affrontate la Fiorentina e la Juventus. Per i Viola in particolare si trattava di un match molto sentito, vista la rivalità parecchio accesa nei confronti dei bianconeri, per non parlare della benzina sul fuoco data dal trasferimento di Dusan Vlahovic a Torino, che era da poco andato in porto e l’eliminazione dalla Coppa Italia, ad opera sempre della Juve.
Inoltre con questo match la Fiorentina si sarebbe potuta garantire un posto in Europa, quindi la posta in gioco era piuttosto alta. Tanti elementi che hanno fatto assumere alla sfida le fattezze dell’appuntamento con la storia, visto che poi il risultato finale è stato 2:0 per i toscani. Viola in festa, ma a qualcuno non è andata benissimo, perché pur di esserci, sia all’andata che al ritorno, un tifoso si è dato malato a lavoro ed è stato anche scoperto.
Il giudice si pronuncia sul tifoso “malato immaginario”
Aveva detto di avere la sciatalgia, ma quando è stato visto allo stadio a tifare per la Fiorentina, qualche sospetto è venuto. Tutto inizia con un operaio aretino che aveva lamentato dolori alla schiena, quindi anche presentato ai titolari della sua azienda un regolare certificato medico. Per questo motivo gli erano stati riconosciuti 5 giorni di riposo.
Il suo riposo però è stato per l’appunto speso allo stadio per la partita decisiva contro la Juve, dove stando a quanto affermato da alcuni testimoni, è stato visto in ottima forma e tutt’altro che dolorante. La dinamica ha quindi portato all’interessamento verso il caso da parte del giudice del lavoro, Giorgio Rispoli, che ha esaminato la faccenda dal momento in cui l’azienda nel frattempo aveva licenziato l’operaio dopo aver scoperto (non si sa come) la sua condotta.
La vera sorpresa però è arrivata nel momento in cui il giudice si è pronunciato a favore dell’operaio. A quanto dichiarato dal magistrato infatti non esiste “obbligo di riposo” laddove non sia esplicitamente prescritto dal medico che ha effettuato la visita e rilasciato il certificato medico. Quello che avrebbe fatto l’operaio dunque sarebbe stato semplicemente l’esercizio di libera circolazione, con buona pace dell’azienda.