Roma-Juve termina con la vittoria giallorossa: Dybala esulta creando polemica, perchè l’incidente diplomatico dell’ex dev’essere superato.
Roma-Juve è anche la rivincita di un popolo. L’Olimpico pieno dimostra quanto il pallone, nonostante cambi e mostri talvolta un gioco non proprio e non sempre spumeggiante, resti il gioco più bello del mondo. In Italia la pensano (quasi) tutti così e te ne accorgi quando trovi quasi 70.000 persone a colorare uno stadio per vedere un gol di Mancini e qualche palo di Rabiot. Non importa chi c’è, conta cosa succede.
L’amore non vuole programmi e sia esso giallorosso o bianconero va vissuto appieno. Lo hanno fatto ieri nella Capitale: Mancini batte Allegri e porta la Roma a riscrivere la storia. Non usciva imbattuta contro la Juventus da tempo: l’ultimo fu Capello, nel 2004, l’anno che precedette la “fuga” a Torino. L’anno della Mazda di notte e del disappunto di un popolo: lo stesso che oggi torna a sorridere. E sorride anche Dybala, da ex, esulta in panchina e urla. Gli altri – quelli di prima – non la prendono bene. Dicono che avrebbe dovuto rispettare le sue orme passate, arriva dai bianconeri – per cui ha dato tutto – e ai bianconeri avrebbe dovuto portare rispetto evitando di esultare così animatamente al fischio finale.
Dybala, la vittoria del sorriso sui rimorsi: lasciate esultare i campioni
L’argentino non ci sta e si spiega: “Mi dispiace la viviate così: non volevo mancare di rispetto a nessuno, ho esultato con i miei compagni per una vittoria importante. Vi voglio bene”. Nessun rancore, dunque, solo goliardia. Perché – alla fine – se ce ne fossimo dimenticati, il calcio è questo: felicità, spensieratezza e tanta euforia. Prima delle tecniche, delle tattiche, degli schemi e degli obiettivi.
Il calcio è un gioco che viene preso molto sul serio. Forse troppo talvolta e poco molte altre, ma non è questo che conta adesso. Vale in primis pensare di vivere in maniera anacronistica: in un tempo in cui le bandiere sono ammainate – i Totti, Del Piero, De Rossi e Zanetti sono altrove. Insieme a Maldini. Il calcio moderno vede giocatori cambiare maglia come spazzolino. In base alla qualità, economica e di progetto.
E ancora ci si indigna per un’esultanza di troppo? Semmai si dovrebbe favorire il rispetto e la spontaneità, ma “vietare” idealmente a chiunque di esultare solo perchè ha la “colpa” di essere ex è miope. Addirittura castrante. Le emozioni sono alla base del calcio, macchiarle con il rancore non serve. Dentro e fuori dal campo. Dybala, poi, si chiama la Joya. Ci mancherebbe che non esulta uno così.