San Siro diventa un caso: Milan e Inter non lo considerano più una priorità per il futuro, ma l’impianto vale ancora molto. Il giro d’affari.
San Siro fa miracoli. Sembra una frase fatta, ma per anni la Scala del Calcio è stata il “santo patrono” dello sport e di un certo tipo di vita a Milano. Da Vecchioni a Celentano ne hanno cantato la magnificenza, ma l’impianto resta ancora attuale. Soprattutto in termini di dibattito: Milan e Inter non lo vogliono più, il motivo non è da rintracciare nella validità della struttura. Semmai nei costi.
Introiti che vanno ad addetti ai lavori e manutenzione: un impianto del genere non si mantiene da solo, anche se più di una volta è stato messo sotto esame per il manto erboso. Altri tempi che tornano come monito, la contemporaneità assume altre prospettive. Quelle che portano agli stadi di proprietà. Le compagini milanesi ne vogliono uno a testa di stadio, ma prima c’è da decidere cosa fare di San Siro: l’idea della demolizione passa in secondo piano.
San Siro, la demolizione non giova a nessuno: il piano alternativo
C’è chi si attacca alla storia, come il noto politico e critico d’arte (ora Sottosegretario al Ministero della Cultura) Vittorio Sgarbi, e chi al portafoglio: San Siro, infatti, non è solo storia ed esempio di architettura ma anche fonte di guadagno e cassa di risonanza. Questo lo sanno anche le squadre di calcio, ma il mondo non gira (soltanto) intorno al pallone. Se Milan e Inter non lo vogliono più per avere un’altra struttura ed entrate private da non dividere con nessuno, c’è chi al contrario è pronto a metterci le mani.
Tenerlo così com’è – magari ristrutturato e adeguato – per farci altro: eventi e concerti. Milano è anche questo, San Siro nelle mani giuste può essere il fanale della nuova “Milano da bere”. A cavallo tra avanguardia e operazione nostalgia. Basti pensare che San Siro – solo quest’anno – ha incamerato un guadagno netto di 20 milioni. Tasso in relazione all’affitto delle squadre, Milan e Inter, che negli ultimi anni hanno versato più di 60 milioni in tal senso. Numeri che fanno riflettere.
Dal calcio ai concerti: il giro d’affari del Meazza
Se per Elliott e Zhang diventano insostenibili, le società di eventi e consulenza si sfregano le mani: avere un impianto a disposizione per concerti e manifestazioni d’arte, senza contare la possibilità di usarlo come campo neutro per i Mondiali o le manifestazioni di atletica (adeguandolo con le dovute correzioni), vorrebbe dire arricchire il portafoglio di molti.
In particolare di ASM Global – società leader del settore disposta a mettere le mani su tutto il pacchetto – che intende triplicare, se non quadruplicare, i guadagni di 1,3 milioni del 2019 per concerti e altri eventi connessi. Tolto il calcio, che andrà altrove, San Siro può essere riqualificato e diventare specchietto per le allodole rispetto a manifestazioni terze. Milano è anche la città degli artisti: se prima San Siro era sensibile al richiamo del pallone, ora potrebbe esserlo a quello dell’arte. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Potrebbe valere anche per la Scala del Calcio. pronta a diventare passaggio diretto del mecenatismo 2.0.