Maurizio Costanzo era un grande giornalista e iconico conduttore, ma sopratutto un grande appassionato di calcio. Il retroscena con Capello.
Maurizio Costanzo, fra le altre cose, ha anche il merito di aver raccontato il calcio sotto un’altra luce: sua l’invenzione televisiva di intervistare i calciatori anche sotto il profilo umano. Non solo domande tecniche o di mercato ma anche “zoom” personali dedicati ai retroscena più intimi e personali. Lui stesso consigliò a Totti di scrivere i libri sulle barzellette. Le raccontavano per prenderlo in giro, allora Costanzo gli disse di raccoglierle e farci un volume: ne uscirono due, il cui devoluto finì interamente in beneficenza.
500mila copie totali: toccò i livelli de Il Codice Da Vinci a livello di mercato. Un successo inaspettato, ma Costanzo ci era arrivato prima. Segno che per lui la televisione era importante, ma le altre passioni – tra cui il calcio – avevano un ruolo ugualmente importante. La Roma era una di queste: Totti veniva considerato un suo “figlioccio”. L’ex Capitano della Roma si è raccontato più volte al Maurizio Costanzo Show, ma l’aneddoto più curioso Costanzo ce l’ha con Fabio Capello: è il giorno dello Scudetto dei giallorossi.
Il 17 giugno 2001 tutti andarono allo Stadio Olimpico: c’era Roma-Parma. Sold out in ogni ordine di posto. Una festa vera e propria. Mancava solo Costanzo, che vide la partita a casa per scaramanzia. Sua moglie, Maria De Filippi, era in tribuna: anche lei romanista più per affetto che per reale appartenenza. I giallorossi vincono 3-1, in rete Totti, Montella e Batistuta. Il tridente delle meraviglie.
Ogni angolo delle strade era un tripudio di bandiere, abbracci e cori. Solo Costanzo a casa. Gli altri – compresa sua moglie – in giro a cercare di ricordarsi la giornata. L’aneddoto più bello, però, ce l’ha Costanzo e lo racconta l’anno successivo al Maurizio Costanzo Show: “Ero solo – inizia a confidare al pubblico del Parioli – Maria era allo stadio. La Roma vince il terzo Scudetto della sua storia. Fuori dalla finestra di casa sentivo solo trombette e urla: felicità allo stato puro. A un certo punto squilla il telefono. Alzo la cornetta, era Capello: rispondo e lui, senza aggiungere altro, mi dice ‘Sei contento?’. Capello, a me. Mi sono sentito il Papa”.
Il retroscena commovente ritorna oggi, quando a 84 anni Maurizio Costanzo lascia questo mondo senza però portarsi via il suo estro: quel bagaglio non sarà mai di troppo. Nè tantomeno un semplice ricordo. Capello, Costanzo e la Roma. Non serviva altro, in quel momento, per essere appagato. Un attimo che ha il sapore di una vita.
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