Bremer sempre più indispensabile nella Juve: Bonucci, collega nel reparto arretrato, si prepara a rientrare. Come cambiano le gerarchie.
Bremer, nuovo enigma per Allegri. La Juventus sta risalendo la china, non è facile pensare solo al gioco con tutte le incognite di un destino da definirsi. La Vecchia Signora pensa al campo con un occhio ai tribunali: Torino freme, ma nel frattempo alla Continassa c’è da preparare la stracittadina che proprio per questi motivi è ancora più sentita. La sfida contro i Granata significa anche rivedere Geison Bremer – che dal Torino arriva – in mezzo alla difesa a tre.
La partita dell’ex è decisiva: in determinati confronti l’adrenalina è diversa. Soprattutto per via di quello che c’è in palio. Occhio al campo: Bremer è il pilastro della difesa a tre bianconera, assieme a lui Danilo e Alex Sandro. Un tris vincente a cui il tecnico bianconero non vorrebbe rinunciare. Anzi: aggiunge un tassello in più, come ai tempi della BBC (Barzagli, Bonucci, Chiellini) con uno dei tre che quando Pjanic o Pirlo erano marcati passava alla fase d’impostazione.
Bremer cambia ruolo: il nuovo assetto di Allegri
Bremer, dunque, potrebbe ereditare quel compito. Bonucci – attuale uomo chiave viziato dall’infortunio – potrebbe essere addirittura scalzato nelle gerarchie. Ovviamente, tutto sarà fatto con la massima cautela. Un ruolo più preponderante nelle varie fasi va preparato: non a caso Allegri sono settimane che si trattiene in allenamento con l’ex Granata. Sessioni basate su lanci lunghi e finalizzazioni. Un training mirato che ha i propri motivi. Ragioni che portano al campo: Bremer ha gamba e riesce, anche grazie ai suoi anticipi, a fare la differenza.
Il marchio di fabbrica, adesso, però, deve essere il lancio lungo a capitalizzare. In attesa di ritrovare l’evergreen dell’anticipo. Le qualità in fase di contenimento sono ormai note: il tecnico toscano gli chiede un passo in più. Derby come banco di prova. Bonucci, nel frattempo, aspetta di capire. Così come i compagni che sanno come Allegri stia attraversando una fase di riorganizzazione: gli infortuni e la penalizzazione hanno fatto da deterrente, ma l’ex Milan riesce a rimettere insieme i pezzi. Se necessario, anche cambiarli. L’importante è che, a non cambiare, sia il risultato.