De Rossi fa i conti con il primo esonero della sua carriera: via da Ferrara, ma le conseguenze dell’addio non sono finite.
De Rossi saluta Ferrara con qualche rimpianto e la certezza di aver dato il meglio finché è stato possibile. L’ex giallorosso sulla panchina della SPAL ha cercato di portare un gioco diverso: in tal senso anche l’acquisto di Nainggolan che ora da Ferrara riparte. La squadra è affidata a Massimo Oddo, un altro Campione del Mondo, che spera di rimettere le cose nella giusta direzione. L’unica possibile per evitare rimorsi. De Rossi, intanto, medita: pensa al futuro per cercare di capire cosa fare.
Un esame di coscienza è il minimo, dato che la situazione a Ferrara non è stata delle migliori, malgrado lo sforzo in termini di grinta si sia notato. 16 partite: 3 vittorie, 6 pareggi e 7 sconfitte. Score che pesa su una risalita da tentare per cercare di rimanere aggrappati al treno promozione. Ora è un’utopia: cosa fare lo dovrà stabile Oddo che certamente giunge in una situazione intricata. Il mercato fatto a metà, tante cose incompiute: aspetti sul piano tecnico e formale che andranno riformulati completamente.
De Rossi-SPAL, un addio che non passa
Una lavagna bianca senza possibilità d’appello e con il tempo a sfavore. Una vera sfida. Ma la comunità non dimentica De Rossi: il responsabile dell’area tecnica sottolinea “Vogliamo bene a Daniele, le colpe non sono tutte le sue, quel che è successo lo dimostra. Sicuramente, però, ha fatto l’errore di tentare l’approccio tecnico con una squadra muscolare”. L’accusa è circostanziata.
L’errore, quindi, starebbe nella visione: DDR ha tanto da imparare, ma la visione di gioco l’ha sempre avuta. Anche e soprattutto quando giocava. Una cosa è disputare partite, un’altra è dover entrare nella testa dei giocatori. Questa forse è la parte più spinosa perchè pretendere di avere 11 De Rossi in campo è impossibile, però ci si può lavorare. De Rossi lo stava facendo: i risultati e il tempo gli hanno impedito di dimostrarlo.