Il negativo pareggio di ieri sera della Juventus pone obbligatoriamente l’accento su uno dei problemi del nostro calcio: la mentalità.
La partita di ieri sera tra Juventus e Nantes è stata l’ennesima occasione che ha portato ad uno spunto di riflessione decisamente più profondo di quello che tendenzialmente si legge in giro. Non mi focalizzerò quindi sulle cose prettamente di campo. Vorrei invece trovare una chiave di lettura diversa che, a mio modesto parere, è anche il motivo per cui il calcio italiano sta vivendo da fin troppi anni una situazione di lento declino.
Alla base del problema c’è infatti una mentalità sbagliata che non porta a nulla di costruttivo. La maggioranza di chi lavora nel settore della comunicazione calcistica analizza i contesti in maniera troppo superficiale. Questo porta a scivoloni da classiche ‘chiacchiere da bar’.
Si tende quindi a minimizzare tutto e, quando i risultati non soddisfano, si finisce per dare soltanto la colpa agli arbitri e alle loro decisioni tralasciando invece gli aspetti cardine che rappresentano la pochezza del nostro calcio rispetto agli altri top campionati europei.
Juventus, perché il pareggio col Nantes spinge ad un cambio di mentalità
Non deve quindi risultare clamoroso se la Juventus, squadra con il maggior fatturato in Italia, non riesca a vincere contro la 13esima del campionato francese. Eppure nei dibattiti del post partita si è parlato esclusivamente dell’episodio arbitrale dei minuti di recupero. Decisione giusta o non giusta, il vero problema non è rappresentato dal rigore non assegnato, ma dalla prestazione sottotono. L’ennesima, messa in campo dalla squadra più ricca e teoricamente attrezzata del nostro campionato.
E allora è di questo che bisognerebbe parlare. Di prestazioni, idee, intensità e voglia. Basta appellarci solo agli episodi arbitrali, urge un cambio radicale di mentalità al nostro calcio. Se si va a prendere come metro di paragone Transfermarket, uno dei siti calcistici più specializzati, si nota come la Juventus abbia un valore complessivo della propria rosa di circa 440 milioni di euro. Il Nantes, affrontato ieri, di neanche 120 milioni, mentre il Maccabi Haifa, avversario che ha sconfitto i bianconeri in Champions League, a malapena arriva a 25.
Quello che cambia in Europa è soprattutto l’intensità e il ritmo delle giocate. In Italia siamo negativamente abituati da diverso tempo, tolte qualche piacevoli eccezioni, a giocare in maniera troppo blanda. Da partite spezzettate a continue perdite di tempo che, sì sono utili nel breve termine per portare a casa il risultato, ma che poi abituano ad una mentalità che in Europa paghiamo a caro prezzo.
Ecco perché la Juventus di quest’anno sta faticando enormemente soprattutto fuori dai nostri confini, anche con squadre sulla carta inferiori. La formazione di Allegri gioca un calcio piatto, spento, con pochi acuti e tanta improvvisazione, ma soprattutto con totale mancanza di intensità. E quindi, dopo l’ennesima prestazione su questi termini, mi sarei aspettato dalla stampa maggior lucidità nell’analisi del match di ieri sera. Perché è comprensibile che la decisione arbitrale, specie in un momento così delicato, possa lasciare l’amaro in bocca, ma non può essere il capro espiatorio di una Juventus che, nonostante abbia in rosa grandi calciatori (da Chiesa a Di Maria passando per Vlahovic, Danilo e Paredes) non riesce mai ad incidere e primeggiare.
E allora facciamoci un esame di coscienza vero. Per rilanciare il nostro calcio servono, sì i talenti sul rettangolo verde, ma anche altro. Specialmente una comunicazione sempre più completa e dettagliata in tutte le sue forme e sfumature. Perché il problema italiano non deve più riguardare le decisioni arbitrali, ma le prestazioni e l’intensità che viene messa in campo. Sono questi elementi che devono essere valutati e analizzati. Proprio perché sono gli elementi che poi emergono sul palcoscenico europeo, ed è inutile nascondersi. E allora sì, quando ci sarà un passo in avanti da questo punto di vista, sicuramente anche il calcio italiano avrà finalmente altre solide basi per rilanciarsi.