Sulla questione dei diritti tv della Serie A è intervenuto addirittura il Senato: la decisione definitiva del governo per i prossimi anni.
Nelle ultime settimane si è aperto il dibattito sui diritti televisivi della Serie A, oggi in mano per la maggior parte dell’esclusiva a DAZN. Come l’anno scorso però non sono mancate le polemiche dei tifosi sul servizio streaming che trasmette le partite del campionato italiano e in questo senso è uscita fuori l’ipotesi di riformulare la legge governativa su questo tema.
La faccenda dei diritti televisivi nel calcio è più importante e delicata di quanto si possa pensare. D’altronde basta pensare che i maggiori proventi di una società arrivano proprio dagli accordi con i broadcaster che per esempio in Premier League sono altissimi e fanno la differenza in termini di ricchezza generale.
Il discorso è diverso in Italia dove purtroppo le cifre non sono le stesse che circolano in Inghilterra e questo si risente in termini di potere d’acquisto sul mercato, anche per le grandi squadre. In futuro però qualcosa potrebbe cambiare anche se difficilmente si raggiungeranno quei livelli economici almeno nei prossimi anni.
Serie A, svolta sui diritti tv? Cosa ha deciso il governo
La stagione di Serie A è ancora in corso ma già si pensa a quello che succederà domani. In particolare per l’intricata situazione dei diritti televisivi che sta facendo molto discutere all’interno del calcio italiano e non solo. L’argomento infatti è finito anche nelle aule del Senato che ha votato per un emendamento proposto dal governo, in particolare firmato dal deputato di Fratello d’Italia Claudio Lotito.
La proposta del presidente della Lazio era quella di estendere i contratti di licenza da 3 anni, come attualmente previsto dalla legge Melandri, a 5 anni con termine ultimo 30 giugno 2026. Una novità che avrebbe consentito a DAZN e Sky di prolungare la visione esclusiva del campionato per altre due stagioni, oltre alla terza e ultima dell’anno prossimo.
Una mossa per assicurare ai club lo stesso guadagno perché la proroga avrebbe mantenuto gli stessi prezzi e invece un’altra asta rischia di essere al ribasso. Il Senato però ha bocciato questa possibile riforma con 158 voti contrari, tre favorevoli e tre astensioni negando quindi di cambiare le cose in corsa. A questo punto, almeno a oggi, si continua come sempre fatto in passato con la prossima scadenza fissata il 30 giugno 2024 prima della nuova distribuzione.