Fabio Caressa, giornalista di Sky, intervenuto ai microfoni di TVPLAY_CMIT.
MILAN – “Non credo ci siano stati problemi tattici nel Milan, ma di tipo mentale. Capita quando vinci in maniera anche sorprendente come accaduto l’anno scorso. Basta fare un metro in meno rispetto all’anno scorso anche a livello di gruppo e vai in difficoltà, è successo anche alla nazionale dopo la vittoria degli Europei. Penso che Pioli abbia portato il cambio tattico per ritrovare la compattezza, mentalmente mi è parsa una squadra ritrovata, ho visto i giocatori aiutarsi di più e questo è un grande vantaggio per il Milan, poi non so se possa essere una cosa continuativa“.
MANCATO ROSSO A ROMERO – “Avrebbero fatto il ritorno senza Dier e Romero, senza due centrali su tre. Penso esista a livello europeo una certa resistenza degli arbitri verso il VAR, alcuni forse pensano che limiti l’autorità dell’arbitro, mentre noi da questo punto di vista siamo all’avanguardia. Sono posizioni che fanno male soprattutto a loro, perché Rosetti non penso sarà contento di questo errore, il VAR poi è lì per farlo intervenire, la tecnologia fa superare tante difficoltà, se non le usiamo ci facciamo del male da soli”.
BASCHIROTTO – “Io lo dico da anni, stiamo cercando su mercati internazionali giocatori che non dovrebbero arrivare, con spese folli. C’è poca attenzione sui campionati minori, in previsione pare ci sarà la possibilità di avere i dati anche per i campionati minori ora che ci sono i vari algoritmi per scoprire i giocatori. Penso ci sia della verità in questa cosa, ci sono un po’ motivazioni oscure e altre volte motivazioni chiare. Attualmente c’è più facilità nel scovare giocatori in campionati sconosciuti e non in quelli minori italiani, una tendenza folle che c’è da anni e che vale a livello internazionale, penso che ci sarà un’inversione di tendenza nel breve anche da parte per esempio della Premier League, visto che di giocatori inglesi se ne vedono sempre meno nelle squadre inglesi. Questo ha portato il disastro economico che vediamo in Italia e che presto vedremo in tutta Europa perché le spese folli poi le paga chiunque”.
DIRITTI TV – “Non parlo dei diritti tv, sono parte in causa, quindi, devono parlare di questo i nostri dirigenti”.
NAPOLI – “E’ stato fatto un mercato spettacolare in primis, poi in secondo luogo, con il massimo rispetto di chi è andato via, parliamo di giocatori importantissimi, mi sembra che ci sia ora uno spogliatoio con la testa libera. C’è un genio in panchina, Spalletti da anni inventa calcio in Italia, ha inventato tante cose a livello tattico, è un allenatore di assoluto valore e sono contento che gli venga riconosciuto. C’è un’unità di pensiero tale che chi entra riesce subito a dare il massimo. Sono curioso di vederlo contro l’Eintracht per capire che cosa possa fare in Europa. E’ una squadra che ogni tanto incassa gol strani ma che segna molto, detto questo il Napoli ha caratteristiche che in Europa funzionano, ovvero cambio di passo e velocità. In Europa il calcio cambia ogni due o tre anni, non è che resta sempre quello, cambiano ritmo e tipo di gioca, ora si va molto più in verticale per superare il pressing, perché i tecnici si sono accorti che le statistiche non sono a supporto della costruzione del basso a meno di non avere certi giocatori, c’è una possibilità del 7% di prendere gol e del 2% di andare a farlo. Per il Napoli posso dire due giocatori, Anguissa che ha il cambio di passo, Osimhen che è un leone, Lobotka che ha l’accelerazione, è una squadra modernissima il Napoli. Poi le energie nervose non sono infinite, il Napoli è molto concentrato sullo Scudetto e poi nelle gare d’andata e ritorno soprattutto se tese conta tanto l’esperienza e il Napoli ne ha un po’ meno di altre”.
LAZIO – “La Lazio per me è un po’ un mistero, fanno tratti di partite spettacolari e altri molto meno. Mi ricorda il primo Napoli di Sarri, se vanno al 100% fa risultati spettacolari, sotto ogni tanto si perdono in un bicchiere d’acqua. Su alcuni ricambi non ha una panchina a livello degli undici titolari, hanno un giocatore come Immobile che fa 25/30 gol all’anno, se non ha una vera alternativa è un problema e la punta nel gioco di Sarri è importantissima. Qualche giocatore poi mi sembra che non creda fino in fondo alla filosofia di Sarri”.
INTER – “E’ dall’inizio del campionato che parlo di cavatappi quando vedo giocare l’Inter, tanta gente che alza le braccia. Barella ha quel modo di fare ed esprimersi, se vi ricordate fino all’anno scorso prendeva tantissimi gialli, quella forza che prima metteva contro gli arbitri però ora forse la scarica sui compagni. Poi c’è stato un problema lessicale, rispetto all’inglese quello che ha detto Lukaku ha molto più peso qui in Italia, in Inghilterra è un insulto molto meno pesante. Detto in quel modo lì fa un altro effetto, fa un effetto diverso rispetto alla reale portata di quello che voleva dire Lukaku a un Barella che effettivamente ha esagerato. Secondo me poi in spogliatoio le cose non sono state tranquille, non saprei dire se sia stata mancanza di polso, le leadership non è che siano sempre uguali, non viene esercitata su canoni fissi. Faccio un esempio, Conte utilizza la leadership partendo dalla testa, ti prepara, ti guida fino al cuore, tu alla fine ami giocare con Conte e dai tutto perché hai la garanzia di avere tutti gli elementi a disposizione per rendere al meglio. Ancelotti invece lavora all’opposto, ti fa lavorare in tranquillità e ti fa così ottenere il meglio da te stesso, non è un caso che le sue squadre vincano all’ultimo. Può essere che Simone Inzaghi non usi una leadership da sergente di ferro, poi può capitare di trovare un ambiente meno ricettivo rispetto al tuo modo di comunicare e quindi devi cambiarlo. Difficile dare etichette, penso però che io ne avrei parlato pubblicamente, dicendo che queste cose all’Inter non si fanno. Punto. Sicuramente la società s’è fatta sentire in questo senso, ma per tranquillizzare l’ambiente la comunicazione esterna doveva essere diversa, non puoi sminuire una cosa che hanno visto tutti”.
THE DARK SIDE OF THE BALL – “Mi potrete seguire su YouTube. Non mi ero mai esercitato in story telling perché secondo me c’è chi lo fa molto meglio di me e in modo irripetibile. Però mi è stato proposto dalla mia squadra questo progetto che può essere interessante perché parliamo di cose passate nel tempo, io non faccio mai lezioni a nessuno, non sopporto quando qualcuno le fa a qualcun altro, però siccome io a differenza di tanti ragazzi che mi seguono li ho vissuti, è l’occasione per far capire qualcosa in più di quello che erano gli anni 70, l’Argentina dei desaparecidos. Avendo dei figli magari dare piccoli indizi in quella direzione può permettere ai figli che mi seguono di capire poi un po’ di più i genitori immedesimandosi in anni lontanissimi che però stanno segnando quelli attuali, non faccio politica, parlo a livello sociale e sportivo”.