Ruslan Malinovskyi è protagonista anche fuori dal campo per una gaffe imperdonabile in cabina di commento: lo scivolone in diretta.
Le partite si giocano anche sul piano dialettico: un’azione acquista più o meno enfasi (anche) rispetto al racconto che se ne fa. I telecronisti hanno un ruolo centrale in questo. La volontà è quella di catalizzare gli ascolti, ma non sempre tutto va come dovrebbe. Chiedere ai commentatori di BeIN Sports che, durante la partita Clermont-Marsiglia, superano ogni aspettativa. Il protagonista dell’azione è il fantasista ucraino ex Atalanta che lascia partire una conclusione pretenziosa. Il tentativo finisce alto e i telecronisti in sede di commento precisano: “La palla è finita a Mosca, sembrava uno Sputnik”.
Le parole non sono andate giù ai telespettatori. Anche perché i riferimenti alla Russia, rispetto a Malinovskyi, suonano di cattivo gusto: il motivo è il conflitto bellico che è ancora in essere tra le due compagini e sollevare determinati paragoni non è sicuramente una scelta felice. Il tam-tam mediatico non si placa: i follower chiedono spiegazioni all’emittente che cerca di riparare, ma ormai è troppo tardi.
Malinovskyi, gaffe in telecronaca: BeIN Sports nel mirino
Ricordiamo che Malinovskyi ha anche contribuito e contribuisce al primo soccorso verso le famiglie ucraine in difficoltà, inviando in maniera cadenzata beni di prima necessità e approvvigionamenti ai meno fortunati martoriati sotto il peso delle bombe e non solo. Ragion per cui la gaffe in telecronaca risuona ancor più profondamente. La diretta apre a nuovi scenari, ma talvolta non sembrano essere edificanti: una parola detta con eccessiva superficialità può far scoppiare il caso senza nessuna apparente via d’uscita.
Troppo tardi per le smentite, tardive anche le “scuse”. L’azione di Malinovskyi resterà negli annali anche per una gaffe di troppo che era sicuramente evitabile. Peggio questo che un pallone spedito in aria. Le parole non sono mai vuote, proprio come le coscienze dei giocatori: i quali giocano, sì, ma sentono e anche bene. Non solo loro. La speranza è che questo epilogo sia – a suo modo – un monito per le partite che verranno. I riferimenti geografici, quantomeno, dovranno essere rivisti. Tra Russia e Ucraina c’è una bella differenza che Malinovskyi – suo malgrado – conosce fin troppo bene. Anche gli altri, però, cominciano a farsi un’idea. Impossibile ignorare certe sfumature che rendono più o meno nitida una cornice. Emotivamente e vocalmente.