Napoli capolista ma anche brava dal punto di vista finanziario con un bilancio che potrebbe essere attivo di 12 milioni di euro.
Gestire una società di calcio non è semplice. Rispetto al passato è finito il tempo del presidente mecenate che spende ciò che non ha. Adesso, si cerca di gestire quel che si ha per non fallire. Per questo motivo, la difficoltà diventa doppia: perché se da un lato si deve essere bravi a sfruttare in maniera adeguata quel che si ha. Dall’altra si deve fare in modo di aumentare i ricavi per poter fare ancora meglio. Ma come poterlo fare? Tramite la partecipazione alla Champions League, vendendo i migliori, creando nuove partnership commerciali. Insomma, di soluzioni ce ne sono tante.
Sotto questo aspetto, il Napoli ha dimostrato che è possibile farlo. Un lavoro certosino ma altamente proficuo. Per parlare del lavoro eccellente svolto fin qui dal club di De Laurentiis, la redazione di TV Play ha voluto intervistare Alessandro Ranieri. Procuratore, esperto di mercato, valutazioni, contratti, bilanci e questioni relativi agli stadi: “Se nel bilancio 2022/23 la SSC Napoli chiuderà il bilancio con un attivo di 12 milioni di euro sarà un ottimo risultato. Considerato che nell’ultimo triennio la società della famiglia De Laurentiis ha chiuso con una perdita di quasi 52 milioni di euro nel 2021, in leggero miglioramento rispetto al rosso di quasi 59 milioni del 2020. Pur tenendo conto della pandemia e dei tanti problemi a livello globale, sarebbe un ottimo risultato”.
Un grande risultato che Ranieri spiega così: “Si tratta di un vero e proprio successo. Non solo in termini sportivi, ma anche patrimoniali, economici e finanziari. Frutto del contenimento dei costi e degli ingaggi in particolare, dell’oculata gestione finanziaria e dell’eccellente andamento nelle competizioni nazionali e internazionali”.
Napoli e lo scudetto del bilancio
Indubbiamente, l’addio di alcuni grandi calciatori, ha favori l’abbassamento delle spese annuali della società azzurra e questo, conseguenzialmente, si andrà a riflettere positivamente sul bilancio. Su questo aspetto, il procuratore ha asserito: “Ovviamente la gestione societaria della SSC Napoli sta diventando un esempio dal punto di vista economico – ovvero del raffronto far ricavi e costi – ma anche in un’ottica patrimoniale e direi soprattutto finanziaria, con cash-flow in linea con i risultati reddituali, grazie alle cessioni di alcuni giocatori, come Koulibaly e Fabian Ruiz e il mancato rinnovo di Mertens e Insigne. Rispetto a società come Juventus, Inter e Roma in Italia, ma potremmo paragonare anche il PSG in Francia, Real Madrid e Barcellona in Spagna, la società sportiva Napoli è un esempio ‘virtuoso’ di gestione societaria, come anche Atalanta, Udinese, Lazio e Sassuolo”.
Come accennato in precedenza, l’aumento degli introiti non passa unicamente dalla vendita dei migliori calciatori. Essi possono derivare anche dalla valorizzazione del proprio brand tramite partnership commerciali strategiche, volte proprio a far conoscere il proprio marchio in un determinato ambito o in un determinato Paese.
Su tale argomento, Alessandro Ranieri ha detto: “La riduzione del monte ingaggi e la cessione dei ‘top player’ sono due ‘mosse’ per far quadrare i conti, però come accennato prima, la società dovrebbe – secondo me – investire anche in ‘asset’ patrimoniali, come lo stadio e un centro sportivo, migliorare e sviluppare il ‘brand’ societario con le relative vendite nel marketing, merchandising (abbigliamento e accessori) e in generale per l’ entertainment, come ‘strategie’ per aumentare visibilità e introiti. Questo per far crescere non solo i ricavi ma aumentare i flussi in entrata”.
Un altro nodo è quello relativo allo stadio: un problema che attanaglia molti club italiani e che, se venisse risolto, porterebbe altri introiti. Su questo punto, Ranieri ha asserito: “Non è solo lo stadio l’opportunità, ma il modo con cui lo si approccia e se ne concepisce l’esperienza. Molti club sportivi infatti hanno capito che per poter essere attrattivi verso una fascia sempre maggiore di pubblico, l’esperienza dello stadio deve andare oltre i minuti della partita. È il concetto per coniugare match e intrattenimento. Come accade nel basket e nel football americano e in altri sport”.