Ibrahimovic è pronto a tornare, ma il suo rientro coincide con un imperativo: fare la differenza. Lo svedese non è ancora pronto a lasciare.
Un anno e mezzo, il tempo che ci è voluto per curarsi e rimettersi in sesto. Ibrahimovic l’aveva promesso alla fine dello scorso campionato che sarebbe tornato. Adesso i propositi diventano realtà: lo svedese, dopo l’Odissea per curare i fastidi al ginocchio, un altro intervento più gli allenamenti in estate presso una località segreta, fino al rientro in gruppo a Milanello, è pronto a ritrovare l’adrenalina del campo.
La voglia di giocare non gli è mai mancata: a scarseggiare erano le opportunità, perchè un conto è palleggiare in spiaggia alle Maldive, un altro è sentire l’erba sotto i tacchetti ed entrare in clima partita. Lì Ibra non perdona: non è una questione d’anagrafe ma di emozioni. A tal proposito ci ha scritto un libro: “Adrenalina” si chiama. Non a caso. Una sorta di mantra che spiega come il campione si sia “salvato” da solo altre tre o quattro volte. Non è solo questione di infortuni, il problema più grande è la testa.
Ibrahimovic, rientro che sa di impresa: il campione pronto a tutto
Zlatan non è mai stato sul punto di mollare, ma di riflettere sul proprio percorso sì: se stesse facendo la cosa giusta e in che modo. Giocare oltre ogni limite. Superare ciascun ostacolo: il Taekwondo insegna. Disciplina che aiuta ad ascoltarsi. Lo ascoltava poco, invece, il CT svedese che prima non lo convocava, poi sì. Motivi di salute, ma anche di comprensione. I campioni hanno una mentalità tutta loro. Quella che serve per fare la differenza. Tutto nel giro di pochi anni: da Ibra a Ibra Cadabra. Le magie con il cronometro alla mano. I recuperi dagli infortuni e i gol uno dopo l’altro: contro Lazio, Inter, talvolta Juve. Sempre pronto a mettere un sigillo.
Non a caso parla di musica, che deve cambiare secondo lui: “Sono ancora il numero uno”. Anche se non fosse così, gli altri debbono pensarlo. L’illusione non aiuta, ma sprona: questo serve anche al Milan. Alla fine è tornato anche per questo. Riportare una squadra in alto: ci è riuscito due volte, senza contare l’esperienza in MLS, perchè non tentare una terza? Ibrahimovic è così: tutto o niente. Se Pioli non è più on fire, a riaccendere le fiamme ai Diavoli ci pensa lui. “Sono ancora il numero uno, adesso cambia la musica”. Il campione ha premuto il tasto Play per l’ennesima sinfonia in grado – anche solo per un attimo – di fermare il tempo e rimandare quel ritiro che, per adesso, non è neanche un’opzione.