Claudio Gavillucci è intervenuto ai microfoni di calciomercato.it in onda su TVPlay. Tanti i temi sul tavolo di discussione.
Claudio Gavillucci, ex arbitro, a calciomercato.it in onda su TvPlay ha parlato dei temi più caldi per quanto concerne la nuova candidatura per la presidenza AIA. Queste le sue parole:
ROCCHI CANDIDATO UNICO PER L’AIA – “Se c’avete indovinato è un bel colpo. Io la certezza non la ho, se fosse vero sarei contento, sia per l’associazione che per tutti gli appassionati di calcio. Rocchi è una figura di livello, è una persona che potrebbe far fare il cambio di passo di cui l’AIA necessita, più indirizzata verso l’apertura verso chi vuole capire qualcosa dal mondo arbitrale. Ad alti media ho spiegato come sia stata ben gestita la comunicazione dopo errori gravi come per Spezia-Lazio o Juventus-Salernitana, con ammissioni immediate di un errore. Ci sono tanti indizi che conducono a Rocchi, sarebbe una bella cosa”.
PROBLEMA DI UN SINGOLO CANDIDATO – “E’ sempre meglio avere un’alternativa, ma la cosa va contestualizzata. Si arriva da un commissariamento di fatto, dando mandato al vicepresidente di andare ad elezioni. Quindi è un momento emergenziale. Rocchi o chi per lui sarebbe in carica per poco. La straordinarietà della cosa incide sulle candidature. Collina, Rosetti e Rizzoli sono capo della FIFA, della UEFA e della CONCACAF in America, c’è quindi anche carenza di figure autorevoli. Io sono sempre stato per il presidente dell’AIA non come il miglior arbitro in carriera, ma il miglior manager, perché la parte tecnica va dissociata da quella amministrativa. Per quanto riguarda Salernitana-Juventus non giustifico l’errore dell’assistente, però quanto spiegato dall’AIA è la realtà dei fatti, le immagini non sono state fornite e il VAR non aveva le immagini per correggere l’assistente. Chiudo dicendo che auspico che chiunque sarà il presidente dell’AIA auspico che la renda autonoma al 100% dalla Federazione, perché i giudici devono essere indipendenti nelle loro decisioni”.
LA FIGURA DEL PRESIDENTE – “Intendo una persona valida managerialmente parlando, non per forza deve aver arbitrato una finale di Champions. Per risollevare l’AIA ci dev’essere il manager più forte del mondo, non l’arbitro migliore del mondo, poi sul tecnico ci pensano i tecnici e lì sì ti serve il miglior arbitro del mondo. Invece attualmente spesso per l’AIA si è pensato che un arbitro bravo in campo sia anche bravo come manager”.
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