Milan, il caso Maignan si tinge di giallo: il parere del runner Fabrizio Lavezzato

Il rientro di Maignan slitta di un mese e i tifosi del Milan non sanno più cosa pensare. Il parere dell’esperto sull’infortunio del portiere.

Dopo l’annuncio di Scaroni sul ritorno di Maignan contro il Tottenham è arrivata una precisazione che non ha fatto piacere ai tifosi del Milan. Non sarebbe il match d’andata quello del rientro del portiere francese, bensì la gara di ritorno, quindi l’8 marzo. Così con il prolungarsi dell’attesa hanno ben presto iniziato a spargersi anche voci di ogni tipo sui social. Proviamo a fare chiarezza con Fabrizio Lavezzato, runner e ultramaratoneta dal 2004 e allenato da Paolo Vialardi. Lavezzato è tra l’altro già collaboratore di Sportface Running, nonché autore di due libri sulla Corsa: PUMA Una storia di vita e di sport e Il Gioco più bello della mia vita. Nel corso della sua attività non è stato raro che capitassero infortuni anche gravi, come quelli che hanno portato a due operazioni ai tendini d’Achille.

Le parole di Fabrizio Lavezzato su Maignan
Le parole di Fabrizio Lavezzato su Maignan (TvPlay.it)

L’infortunio di Maignan è ormai diventato un caso, ma per il suo problema quali sarebbero dovuti essere i tempi “standard” di recupero?

In generale per ogni tipo di infortunio esistono dei tempi medi standard di recupero, che dipendono dall’entità della lesione o del trauma a seconda che si tratti di muscoli, legamenti o ossa. Bisogna premettere che i comunicati delle squadre di calcio non sono sempre chiarissimi sull’entità dell’infortunio e questo può trarre in inganno. Quello che è successo a Maignan è un po’ complicato. Il primo infortunio al gemello del polpaccio era in fase di risoluzione. In seguito da quel che si sa ha avuto un problema al soleo. Non una ricaduta quindi. Il gemello infatti è nella parte alta del polpaccio, mentre il soleo si trova in basso, nella parte che termina con il tendine d’Achille.

Il termine “infortunio” quindi è riduttivo…

Bisognerebbe dire “gli infortuni di Maignan” anche se il secondo può essere una derivazione del primo. Sicuramente quello che è successo a Dubai resta un po’ “avvolto nel mistero”, nel senso che pur considerando la lesione al soleo, che pareva essere di “basso grado”, quindi tempi medi tra 15 e 20 giorni. Si sente dire spesso “il giocatore verrà rivalutato tra 7 giorni” per vedere l’evoluzione, ma i tempi di guarigione sono quelli. Però attenzione, “guarigione” significa che il muscolo guarisce, non che il giocatore va in campo. Per quello c’è tutta una fase di atletizzazione che per un giocatore di quel livello richiede intorno alle 2 settimane. E’ sorprendente che a febbraio si ipotizzi un rientro a marzo. Da un lato a dicembre penso sia successo evidentemente qualcosa di importante, dall’altro capisco che il Milan tuteli il suo patrimonio, valutando in maniera graduale la ripresa, con tutti gli esercizi di esplosività che un portiere deve fare sul campo.

Oltre alle ricadute, si è sentito anche parlare dell’ipotesi doping con un farmaco proibito, fino a insinuazioni ancora più disparate circolate sui social. Quali sono le ipotesi più plausibili?

Scartiamo assolutamente il discorso doping, così come altro tipo di discorsi, perché non ci sono elementi e si entra nel campo della fantasia e delle supposizioni. Bisogna attenersi ai fatti. Per il doping inoltre è un discorso complesso, non basta tenere lontano un giocatore dal campo per qualche partita. Qui il problema è stato probabilmente gestito con troppa fretta all’inizio e questo ha causato una serie di altri problemi dopo.

Considerato lo storico dei suoi infortuni, che sono tutti diversi, quanto è concreto il pericolo di altre ricadute in futuro?

Quando si ha una lesione muscolare, è risaputo, quando si riprende il rischio di ricaduta sullo stesso punto non è così remoto. Ci sono due esempi in particolare che mi vengono in mente nel calcio. Basti pensare a quanti infortuni ha avuto Kaladze sugli stessi muscoli. Lo stesso Chiellini sempre al polpaccio ogni 3 partite aveva un problema, specialmente negli ultimi anni. Maignan è un giocatore integro, giovane e fisicamente a posto. Ritengo che se fa le cose bene limiti i rischi al minimo. A meno che la cosa non sia più grave di quanto comunicato e che non affretti ulteriormente i tempi per rientrare.

Caso Maignan: le responsabilità del Milan

In quali figure si possono individuare i maggiori responsabili tra staff medico del Milan, della Nazionale francese ed il giocatore stesso?

Io suppongo che il giocatore ci abbia messo del suo, ma detto in senso positivo. Nel senso che lui ha avuto quest’infortunio nel momento in cui pensava di andare a giocare un Mondiale e anche il Milan era in una fase importante della stagione. Quindi potrebbe aver azzardato anche qualcosa per rientrare prima. Bisogna considerare che lo staff medico arriva fino a un certo punto, poi è il singolo che sente le sensazioni su di sé. Anche nel running si dice che “il segreto è la negazione”, cioè che magari senti di avere un po’ male e neghi di averlo dicendoti “non sento niente, posso andare avanti”. Anche a me è successo, ma è una strategia pericolosa, specialmente a quei livelli e con le sollecitazioni muscolari che hanno quel tipo di atleti. Credo tuttavia che ci sia una responsabilità anche dello staff medico, perché aldilà di quello che dice il giocatore bisogna dosare i carichi in maniera giusta. Perché la riatletizzazione è la fase più importante. La nazionale francese non credo abbia responsabilità, anche perché ha dimostrato di avere un portiere ampiamente all’altezza come Lloris. Le responsabilità maggiori sono dello staff medico del Milan e del calciatore per aver voluto anticipare i tempi e poi non tutti i fisici rispondono allo stesso modo.

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Fabrizio Lavezzato, runner, ultramaratoneta ed autore di 2 libri sulla Corsa. (TvPlay.it)

Esistono precedenti, se non nel calcio anche in altri sport, di una situazione analoga?

Domanda difficile, di tempi così lunghi per una lesione al polpaccio, ma anche per una lesione in generale così per come era stata comunicata faccio fatica a ricordarmene. Anche Florenzi ad esempio ha avuto una lesione alla giunzione miotendinea, ma quello è un problema molto più difficile da risolvere che ha richiesto anche un intervento chirurgico. Lo stesso Calabria che è stato fuori 3 mesi aveva una cosa più seria. Quindi prendendo per buono il discorso della lesione di basso grado iniziale a cui si è aggiunta un’altra lesione di basso grado tempi così lunghi non ne ricordo. Certo è che ci sono state problematiche che hanno necessitato di tempi più lunghi del previsto, un esempio su tutti è Federico Chiesa, che dopo 13 mesi di fatto non ha ancora ripreso il posto di titolare in pianta stabile con la Juventus. Ci possono essere degli intoppi che allungano i tempi. Chiesa da quello che so non ha intoppi sul ginocchio operato, ma a tutto quello che c’è intorno. Perché poi inizi a camminare male, andare in compensazione, usare male i muscoli attorno alla zona lesionata e questo può creare problemi.

Quali provvedimenti dovrebbe prendere il Milan a fronte di questa situazione creatasi?

E’ evidente secondo me che aldilà del caso specifico di Maignan nel Milan esista un problema legato agli infortuni muscolari che sono numerosissimi, ricorrenti e spesso hanno una problematica a livello di tempi di recupero, andando oltre quelli indicati nelle linee guida internazionali. Io non faccio parte della proprietà del Milan, però qualche verifica a livello di staff medico la farei. Sia per le diagnosi, sia per la riatletizzazione, che è dove il Milan ha i problemi. Quindi quando l’atleta viene considerato clinicamente “guarito” e ricomincia ad allenarsi. Capisco che c’è un calendario fitto, che tante squadre siano nella situazione del Milan, ma per quanto riguarda questo aspetto strategico un pensiero lo farei.

 

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