De Laurentiis e la Champions: quando la pretattica arriva oltre ogni limite

Aurelio De Laurentiis ha detto a un tifoso di volere la Champions. Un sogno che, secondo alcuni, potrebbe avverarsi. C’è, però, dell’altro.

De Laurentiis è un uomo poliedrico e abituato a lavorare nel cinema, il calcio l’ha scoperto – in qualità di proprietario – molto più tardi. Questo influisce anche nella gestione del Napoli. Sembra ieri che Aurelio utilizzava i propri giocatori per un cameo nei film di Natale: Edinson Cavani docet. C’è dell’altro oltre al business: la sua non è finanza, è strategia. Un piano basato sulla teatralità prima ancora delle illusioni.

De Laurentiis Champions
De Laurentiis Champions – TvPlay.it

Quando esce una sua produzione, De Laurentiis presenzia alla conferenza stampa lasciando parlare il cast. Non appena deve dire la sua, sottolinea la fatica e i sacrifici fatti, senza parlare di obiettivi. Si concentra immediatamente sul dopo: quello che potrebbe essere necessario fare in caso di successo. Protagonismo? Assolutamente no.

De Laurentiis e la Champions: il diversivo contro i tabù

Consapevolezza e tanta, incalcolabile, pretattica. De Laurentiis usa la teatralità come suo maggior alleato: l’ha fatto quando le cose andavano male al Napoli, la fuga in motorino come in un film anni ’80, figuriamoci se non lo fa adesso che le cose vanno bene. Soprattutto nel modo in cui auspicava quando tutti credevano fosse un illuso.

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Il Patron dei partenopei pungolato da un tifoso (ANSA)

I termini usati dalla piazza sono sempre stati altri, ma in maniera edulcorata è possibile affermare che c’era scetticismo. Attualmente vige l’incredulità. Aurelio De Laurentiis sta per compiere un “miracolo” chiamato Scudetto, che forse vale più di un Oscar, stando a Napoli. Per questo parlare del qui e ora – hic et nunc – non giova a nessuno. Tantomeno a lui che è forse più scaramantico dei tifosi stessi. La piazza si esalta in silenzio, il Presidente evita i caroselli di tifosi per non rimanere invischiato in domande scomode. Quando capita di dover rispondere, come nell’audio con il tifoso che circola in Rete da ore, spariglia le carte e di campionato non parla.

Non si può parlare, ancora. Allora sposta l’attenzione sulla Champions: spara più alto del dovuto per atterrare idealmente in piedi, magari con un braccio alzato per far festa. Il tricolore non è la Coppa dalle Grandi Orecchie, ma resta in grado di riscrivere la storia. Il confronto con cui De Laurentiis ha più paura. Al tempo stesso, però, è solleticato all’idea di passare il confine della felicità. In pochi sono riusciti nell’impresa: non è importante vincere, bensì diventa rilevante non illudersi. Allora per restare con i piedi per terra, prima di spiccare il volo, è meglio pensare alle notti europee che non portano consiglio ma offrono un diversivo. Per evitare la sbornia da vittoria va più che bene.

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