Il Brera debutta sul Nasdaq, l’indice delle aziende high tech di Wall Street, con una raccolta che dovrebbe superare gli 8 milioni di dollari
Se buona parte delle traversie giudiziarie della Juventus dipendono dal fatto che il club bianconero è quotato in Borsa (la delibera della Consob), l’indice Nasdaq della più importante piazza d’affari, Wall Street di New York, potrebbe rappresentare il volano delle ambizioni del Brera Calcio, la terza squadra di Milano.
Oggi il Brera Calcio farà il proprio debutto sul Nasdaq con una raccolta che dovrebbe superare, secondo le previsioni degli analisti, intorno agli 8 milioni di dollari. Fondi che serviranno per finanziare l’acquisto di tre club, uno militante nel massimo campionato della Macedonia del Nord, un altro in quello del Mozambico e un altro ancora argentino, che così entreranno nell’orbita della “Brera Holdings”, il gruppo di diritto irlandese partecipato dal fondatore e responsabile delle strategie, Alessandro Aleotti, e che vede tra i suoi soci l’ex, tra le altre, Lazio e Inter Goran Pandev che da pochi mesi ha appeso le scarpette al chiodo.
Brera Calcio al debutto in Borsa: gli obiettivi
Ma quali sono gli obiettivi del Brera Football Club? Anche se nel documento di quotazione indica, tra gli altri, l’accesso alle competizioni Uefa e quindi ai relativi consistenti ricavi, la terza squadra di Milano non ambisce a rivaleggiare con il Milan e l’Inter per l’egemonia cittadina né tantomeno per la Champions League.
Sua mission è allargare il bacino di tifosi e simpatizzanti in tutto il mondo, fornire assistenza ai club controllati e soprattutto sviluppare progetti a carattere sociale. Dunque, il target è che “l’attività calcistica non diventi primaria” considerati il ritorno incerto degli investimenti e gli alti costi associati alla competizione in un campionato di livello come, ad esempio la Serie A, ben superiori agli 8 milioni di dollari che il Brera Football Club si accinge a raccogliere.
Motivo per il quale il Brera punta a far crescere a livello nazionale un club di un campionato minore, come quello in Macedonia del Nord, operazione che non richiede cospicui investimenti ma che, una volta completata, consente di accedere alle qualificazioni ai tornei europei la cui sola partecipazione alle eliminatorie Uefa garantisce premi che oscillano dai 150 mila euro ai 5 milioni di euro. Inoltre, le società satelliti potrebbero rivelarsi fucine di talenti da cedere ai top club generando così plusvalenze reali, non artificiali.