Il Ministro dello Sport torna sull’argomento legato al processo sportivo alla società bianconera e avvisa: “Vogliamo spiegare cosa è successo e come è avvenuto”
Il caso della Juve e delle plusvalenze arriva fino sui banchi del Governo. E non ci si può voltare dall’altra parte anzi, l’attenzione è massima, anche perché all’interno del mondo del pallone non si parla d’altro che di questa situazione imbarazzante e piena di falle. La Juventus è la società più vincente e più seguita d’Italia e la penalizzazione di 15 punti in classifica ha fatto rumore e creato tanta amarezza tra il popolo juventino. Il ministro dello sport Abodi lo sa bene e non si tira indietro per dare una carezza, ma anche per ravvisare una certa severità che in questi casi è d’obbligo.
E naturalmente, dopo aver fatto lo slalom in questi ultimi giorni, il governo non può essere da meno e dire la sua su quanto sta succedendo. “La gente è sfiduciata e scoraggiata, dobbiamo fare qualcosa per evitare che tutto non si dimentichi. Ci vuole responsabilità e attenzione, anche perché nel mondo del calcio ci sono tante persone che lavorano e tutto deve essere nella norma”. Queste le parole del ministro Abodi che poi cerca di approfondire il suo discorso.
Abodi: “Dobbiamo spiegare quanto è successo alla gente”
“Vogliamo dare un contributo per migliorare – ha dichiarato il ministro Abodi – vogliamo dare un contributo per migliorare e quello che sarà di competenza del Governo verrà fatto, nel rispetto del Parlamento. Se possiamo offrire supporto morale alla Federazione, lo faremo nel rispetto delle autonomie. Ci vuole senso di responsabilità, mi appello a questo. Sto percependo la sfiducia dell’opinione pubblica. È importante che si spieghi quel che è successo e mettere un punto per ricominciare».
Il ministro prima di chiudere il suo pensiero fa capire che il Governo farà in modo di spiegare alla gente cosa può essere successo e da come parla sembra presagire una sorta di commissione d’inchiesta parlamentare, ma è solo un’ipotesi. “Sul caso plusvalenze – conclude Abodi – non si interviene a gamba tesa, ma in modo collegiale. Il mio messaggio è quello di un soggetto istituzionale che non vuole essere osservatore passivo di fattori degenerativi»