Tra il tecnico e il ds la tensione prosegue. La decisione pare oramai essere stata presa, e può influenza il futuro della Lazio.
La Lazio va avanti e cerca di vincere più partite possibili per restare aggrappata al gruppo della Champions League. La squadra, tra alti e bassi da quando è tornata a giocare, resta comunque una buona squadra allestita per competere fino alla fine per l‘Europa che conta. Questa è la realtà e il valore che ha messo da sempre in campo la formazione biancoceleste. Per il tecnico è una specie di miracolo, per la società, più precisamente per il direttore sportivo Tare, quasi il minimo sindacale, anche perché la Champions è un obiettivo alla portata.
Due visioni diverse che fanno ampiamente capire che tra l‘allenatore e il dirigente c’è più di una semplice frizione. Ed è assurdo perché fu proprio Tare, nell’estate del 2021 – scottato per l’addio shock di Inzaghi – a combattere come un leone per convincere Lotito a prendere Sarri. Il patron non era per niente convinto. Ora però l’idillio è finito da tempo. Tra i due c’è proprio un approccio al lavoro quasi agli antipodi.
Sarri, forse, è abituato al Chelsea e alla Juventus, dove quello che chiedeva otteneva, qui alla Lazio ha dovuto barcamenarsi tra indice di liquidità e un bilancio col quale fare attenzione ed essere oculati. Una situazione che Igli Tare conosce bene e col la quale convive (e vince) da anni. La cosa curiosa è che al tecnico tutti questi discorsi erano stati fatti nell’estate del 2021 quando accettò di venire alla Lazio. Ma a volte sembra se ne dimentichi.
Colloquio con Lotito a fine stagione si vedrà, ma lui e Tare non possono convivere
Le parole di Tare a Reggio Emilia che sono andate in contrasto con quanto aveva dichiarato l’allenatore, non sono piaciute a Sarri. Ma non si capisce il motivo. D’altronde cosa dovrebbe dire la società, in questo caso Tare (Lotito la vede come lui), se non che l‘obiettivo della squadra è andare in Champions?
Il problema, ed è quello che ha dato più fastidio al dirigente albanese, è che Sarri, parlando di miracolo, sembra non voler credere tanto nei suoi giocatori (anche loro non è che abbiano gradito tanto Milinkovic su tutti), ma più su sé stesso: se vado in Champions sono il più forte di tutti, se non vado è la squadra a non essere all’altezza. Un ragionamento che non piace per niente e crea elettricità.
Su Sarri, fanno filtrare i suoi collaboratori, si stanno muovendo alcune squadre inglesi come il Tottenham, che dovrebbe salutare Conte a fine stagione, e lo stesso West Ham, che l’ha corteggiato a lungo prima dell’approdo alla Lazio. E la particolarità è che Maurizio Sarri, nonostante il contratto fino al 2025, non ha bisogno di strappi o di clausola perché all’estero non valgono. Anzi se lo decidesse, sarà lui stesso a salutare.
Ma lui a Roma, nonostante i giocatori non è che l’adorino proprio, sta benissimo e l’ha detto a Lotito nell’incontro che ha avuto due giorni fa a Formello. Vorrebbe però avere più potere sul mercato, diventare una sorta di manager e lavorare con i suoi procuratori amici. Tare non è che lo impedisca, ma cerca più di arrivare ad un progetto più ragionato invece di andare a prendere giocatori esosi.
Gli unici calciatori richiesti di suo pugno, e alla fine ottenuti, sono Casale e Maximiano, gli altri sono tutti del direttore sportivo Tare. Che, davanti a tutta questa situazione col tecnico è allibito, anche per quello che ha evitato l‘anno scorso quando tra ottobre e novembre del 2021, quasi tutta la squadra aveva chiesto l’allontanamento di Sarri. Ma fu proprio Tare che fece da scudo ed evitò il peggio. E questo il tecnico lo sa molto bene. Vatti a fidare poi…