Calhanoglu, alzando al cielo la Supercoppa italiana, ha consumato la sua vendetta nei confronti dei suoi ex tifosi: ecco gli altri ex dal dente avvelenato
Anche se non ha timbrato il cartellino dei marcatori, nel netto 3-0 con cui l’Inter ieri sera, nella cornice del suggestivo “King Fahd International Stadium” di Riyad, capitale dell’Arabia Saudita, ha liquidato il Milan, nella finale di Supercoppa italiana, bissando così il trionfo dell’anno scorso, c’è anche la firma di Hakan Calhanoglu, autore, come tutti i suoi compagni, di una prestazione più che sufficiente.
Il turco, beccato per tutto il match dai suoi ex tifosi, ha consumato così la sua vendetta nei confronti dei suoi ex tifosi che non gli hanno perdonato di essere passato alla sponda nerazzurra dei Navigli. Non per nulla, ai microfoni di Mediaset nel post-partita, Calhanoglu non ha perso l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa:
“È una vittoria molto importante, per me ancora di più. Sono molto contento grazie ai miei compagni e ai tifosi che sono venuti qui. Abbiamo vinto 3-0 e non dobbiamo dire altro. Voglia di rivincita dopo le feste scudetto del Milan? Io preferisco stare zitto ma è stato pesante per me vedere certe cose che non mi aspettavo ma il karma torna tutto“.
Calhanoglu, il riscatto sul Milan: gli altri ex dal dente avvelenato
Ma il turco dell’Inter non è l’unico che ha consumato la propria vendetta nei confronti dei propri ex tifosi. In tal senso, ha fatto ancor meglio Gonzalo Higuain che da poco ha appeso le scarpe al chiodo e che ha vissuto il suo ultimo segmento di carriera nel grande calcio, prima di svernare in MLS, alla Juventus dopo essere stato, specie dopo il record dei 36 gol in un sola stagione in A stabilito nel 2015-16, l’idolo del popolo azzurro.
Un trasferimento agli acerrimi rivali bianconeri vissuto dai tifosi del Napoli come un tradimento. Ebbene, il “Pipita” nelle successive nove partite contro il Napoli ha castigato i suoi ex compagni di squadra in ben 6 occasioni.
Molto meno fortunato è stato il suo sostituto al Napoli, Arkadiusz Milik, che dopo cinque anni in maglia azzurra, funestati da due gravi infortuni, e dopo mesi da separato in casa per l’indisponibilità ad accettare le varie destinazioni proposte dal club azzurro, alla fine si è accasato al Marsiglia prima di sbarcare, l’estate scorsa, alla Juventus. Orbene, nel suo primo incrocio con la sua ex squadra, il 13 gennaio scorso al “Maradona”, il polacco, come è noto, è stato travolto dall’uragano azzurro: una “manita” in faccia ai suoi propositi di vendetta.
Identica sorte anche per il compianto Sinisa Mihajlovic, scomparso prematuramente poche settimane fa. Grande giocatore ma anche buon allenatore a cui il destino ha tolto la possibilità di dimostrare di poter ripetere su una panchina i successi conquistati in campo. All’esordio nel campionato 2016-17, sulla panchina del Torino, il destino gli mise di fronte proprio quel Milan che lo aveva esonerato poche settimane prima per insanabili divergenze di vedute con l’allora Presidente rossonero Silvio Berlusconi: per la cronaca, 3-2 il punteggio finale a favore dei milanisti.