Il Napoli perde clamorosamente con la Cremonese ed esce dalla Coppa Italia: una serata da dimenticare in fretta
Una serata no può capitare a chiunque, anche al Napoli capolista. La stessa splendida squadra ammirata solamente 5 giorni fa, sempre allo stadio Maradona, che rifilava 5 reti alla Juventus, ridimensionandola e sciorinando calcio. Una notte cupa, come il meteo che ha accompagnato il match e che fino a tre ore prima del fischio iniziale faceva presagire addirittura un rinvio.
Alberi caduti, impalcature crollate, calcinacci volati via. Uno scenario da film dell’orrore quello vissuto nella giornata di ieri nel capoluogo campano. Bisognava trovare solo la conclusione “perfetta” per una narrazione di questo tipo. C’ha pensato la squadra di Spalletti, eliminata dalla Coppa Italia contro l’ultima in classifica della Serie A, la Cremonese, fresca di esonero di Alvini e approdo di Ballardini.
Ci ha messo anche del suo l’arbitro Ferrieri Caputi e il VAR Marini, reduci da una prestazione disastrosa, meritevole per entrambi di una piena insufficienza. Troppi gli errori, il più solare il rigore non assegnato agli azzurri per fallo su Gaetano. Nessun alibi, per carità, quando esci dal capo senza una vittoria contro l’ultima della classe le colpe sono solamente tue.
La disfatta sotto il diluvio
Di colpe il Napoli ne ha tante, su tutte quella legata ad un atteggiamento presuntuoso mostrato sin dai primi minuti. Un approccio fin troppo leggero, forse di chi ha sottovalutato l’avversario, passato infatti in vantaggio al 18′ con Pickel dopo una buona azione manovrata. In molti hanno attribuito le colpe a Luciano Spalletti, per un turnover eccessivo, con ben 10 cambi rispetto alla vittoria sui bianconeri di venerdì scorso. Lo stesso si era detto in occasione del pareggio casalingo contro il Lecce ad inizio campionato, ma la squadra di Baroni si è saputa dimostrare ostica per tutti, non solo per il Napoli B.
Era, infatti, giusto e prevedibile dare spazio a chi aveva avuto meno minuti a disposizione nelle ultime uscite, come Simeone, Zerbin e Gaetano. Con i primi due che hanno anche confezionato il momentaneo gol del 2-1 (più opaca invece la prestazione del classe 2000). Giusto anche dare spazio al nuovo arrivato Bereszkynski, che proprio in una partita come questa doveva far rifiatare un robot come Di Lorenzo e apprendere gli schemi e le indicazioni di Spalletti.
Sfortunatamente, l’ex Sampdoria è stato proprio il protagonista del grave errore che al minuto 87 ha permesso a Felix Afena-Gyan di staccare indisturbato di testa e battere Meret. Senza quella sbavatura da matita blu il Napoli avrebbe portato a casa la partita e la qualificazione, senza però convincere pienamente. Il più grave errore degli azzurri, infatti, è stata quella presunzione da non vincitori nei minuti precedenti, specie dal 70′.
Pesa il passaggio sbagliato da Ndombelé, in un contropiede che avrebbe spalancato le porte alla doppietta di un Simeone, autore del suo settimo gol in azzurro (una rete ogni 73 minuti!). Pesa ancor di più l’aver smesso di giocare, convinti di aver portato il risultato a casa, fino al ritrovarsi sotto un diluvio incessante tra un palo-traversa dello stesso Cholito e un pessimo ingresso in campo di Politano e Zielinski.
Il Napoli torna con i piedi per terra, consapevole di non aver vinto nulla. Se al Milan era stata attribuita la stessa colpa con il Torino, per loro c’è quanto meno la scusante dell’essere reduci da uno Scudetto conquistato lo scorso anno. Per gli azzurri no, in bacheca non è entrato ancora nulla, tantomeno la Coppa Italia che sfuma via, in un tabellone che avrebbe permesso ai partenopei di vedersela con la Roma ed eventualmente con una tra Torino e Fiorentina in semifinale. Non un cammino proibitivo, ora però sfumato via tra le lacrime di qualche tifosa sugli spalti. Bisognerà subito voltare pagina sabato prossimo, contro la Salernitana, per chiudere il girone d’andata con il record del club di 50 punti e lasciarsi alle spalle una serata no.