Tecnico e direttore sportivo non si amano e ogni tanto si punzecchiano come a Reggio Emilia, ma è il dirigente che calma e lavora sui giocatori “turbolenti”
Scintille tra Igli Tare e Maurizio Sarri? E dov’è la novità? Anzi in questo caso, in quello specifico di Reggio Emilia dove il dirigente ha usato parole diverse rispetto a quelle pronunciate dal tecnico sulle possibilità di andare in Champions, è stata fin troppo soft rispetto a quello che c’è sotto in realtà. Non si amano e non si sono mai amati. Certo è la prima volta che, tra i due, viene fuori in modo così pubblico e quasi dirompente. Ma allo stesso tempo è il direttore sportivo che, prima di rispondere alla domanda sull’Europa che conta, premette dicendo che “non c’è spazio per le polemiche”, visto che è un dato di fatto. La verità è che a Tare non va giù che Sarri metta spesso e volentieri le mani avanti e, ogni tanto cambi idea sull’organico. E soprattutto facendolo pubblicamente, quando all’interno delle mura di Formello le parole usate sulla squadra sono ben altre.
Al dirigente laziale, ma anche al presidente Claudio Lotito, che non ha mai nascosto il desiderio e la voglia di andare in Champions League, definendolo più volte un “obiettivo importante e per il quale abbiamo lavorato“, le parole usate da Sarri sulle possibilità di arrivare al quarto posto definendolo “un miracolo”, quindi in maniera implicita esaltando solo le due doti, qualora ci si arrivasse, non sono andate per niente giù. Per questo Tare ha risposto in questo modo “Non sarebbe miracoloso. Non c’è posto per creare polemiche. È un obiettivo di inizio stagione. Ci sono tante difficoltà per raggiungerlo, su questo sono d’accordo. Ci sono tante squadre blasonate che lottano. La Lazio ha tutte le carte in regola per lottare per questo obiettivo fino all’ultimo e ha il dovere di farlo”.
La società pretende che Sarri si prenda le sue responsabilità
In pratica Tare e Sarri sulla Champions dicono la stessa cosa, ma in modo diverso. E’ per questo che la società non ha gradito. E quando si dice “società” non si intende solo Tare, ma anche e soprattutto Lotito. Dietro quelle parole del dirigente albanese c’è anche il pensiero del presidente che pretende che la Lazio lotti fino alla fine per il quarto posto anche perché, come ha sempre detto, “è stata allestita una squadra che lotti per l’Europa che conta“, e qui di riferimenti ai miracoli non se ne fanno assolutamente. E’ questo che ha mandato su tutte le furie il club.
Alla società, e in particolar modo a Igli Tare, ha dato fastidio che il tecnico abbia messo le mani avanti, e lo fa spesso, come un volersi giustificare qualora la Lazio non riuscisse a qualificarsi in Champions. Ma a Sarri non si chiede di andare in Europa che conta ad ogni costi solo di valorizzare la squadra che secondo la proprietà non è così scarsa rispetto alle altre, come velatamente fa capire il tecnico toscano. Ecco qual è il punto. E sul mercato è lo stesso. La spinta per la cessione di Kamenovic (senza mai provarlo realmente) è solo l’ultima, aggiungendoci poi che il serbo ha già indossato la maglia da capitano nella squadra dove si trova attualmente, lo Sparta Praga. Insomma, dire cose simili in pubblico per “addolcire” la piazza e fare in modo che sia la società a prendersi tutte le “colpe” e le responsabilità delle cose che non vanno bene, mettendo ulteriore pressione.