Il caso Zaniolo riaccende la polemica su bestemmie in campo e relativi provvedimenti disciplinari. Ne abbiamo parlato con Sergio Pellissier.
La sfida tra Roma e Genoa di Coppa Italia fa discutere, per 2 gesti un po’ agli antipodi tra loro ad opera dei giallorossi di maggior talento. Da una parte la prodezza di Dybala che fa staccare il biglietto per il turno successivo, dall’altra la bestemmia di Zaniolo. Una bestemmia che fa parlare soprattutto per la modalità. Si parla di possibile squalifica in arrivo, anche se per ora il romanista sembrerebbe essere stato graziato. In passato capitò un episodio analogo anche all’ex-Chievo Verona Sergio Pellissier, che abbiamo intervistato per chiedere la sua opinione a proposito di questa sanzione prevista dal regolamento.
Che ne pensa dell’episodio in cui Zaniolo bestemmia mentre protesta nei confronti dell’arbitro?
Io non sono contro le bestemmie. E’ una cosa che succede tutti i santi giorni, ovunque. Se ne parla qui solamente perché viene ripreso dalle tv e si enfatizza con il discorso di “dare l’esempio”. Tutt’al più la squalifica sarebbe da considerare eventualmente per il modo in cui si protesta con l’arbitro, se l’arbitro lo ritiene eccessivo. Non per la bestemmia e basta.
A lei successe qualcosa di simile se non sbaglio.
Quando a me era accaduto io avevo bestemmiato nel mio spogliatoio e mi hanno squalificato lo stesso. Un’assurdità.
Pellissier su Zaniolo e le bestemmie
Cosa ne pensa di questa regola? Oltre al fatto che credo esista solo in Italia.
Ci sono tante regole inutili in Italia. Bisogna vedere come uno agisce con l’arbitro o chi di dovere. Queste però sono cose che succedono ovunque, in qualsiasi parte del campo e anche fuori dal campo. Non vedo quindi perché uno non possa esternare quello che prova. Bisogna rispettare l’arbitro e parlarci civilmente, questo sì. Non è che se uno bestemmia debba essere squalificato e se invece si insulta l’arbitro in altri modi allora non c’è punizione. Non credo sia logico perché non è l’unico, è solo perché l’hanno ripreso. E’ un paradosso.
Oltretutto è una cosa che, lei potrà confermarmelo con la sua esperienza, penalizza più i giocatori italiani? Perché se un giocatore straniero dice anche la peggior amenità, però nella sua lingua, l’arbitro difficilmente se ne accorgerà.
Eh sì. Ci vorrebbero punizioni più gravi per altre cose. Dalle entrate violente o gli insulti all’arbitro, o magari situazioni che possono istigare alla violenza o al razzismo. Per queste cose è giusto che uno venga punito, ma la bestemmia… non siamo tutti santi. Nell’intercalare italiano purtroppo questo c’è. Sarebbero svantaggiati anche i giocatori di regioni in cui nell’intercalare dei dialetti si parla e si dicono bestemmie così tanto per dire.
Ora invece da dirigente ha mai lanciato moniti particolari ai giocatori su questa questione?
Ma no, il nostro mestiere è cercare di fare al meglio il ruolo del calciatore. L’attaccante deve fare gol, il difensore evitare che gli avversari segnino. Si parla di calcio. Queste cose le ritengo assurde. Perché non è da quello che si insegna ai ragazzi, ma da come ti comporti in campo e fuori del campo. Ci sono regole e principi molto più importanti da far rispettare per cercare di dare l’esempio. Sicuramente non è punendo Zaniolo che puoi riuscire ad insegnare qualcosa. Lui è solo uno dei tanti che è stato colto in flagranza di reato, ma ce ne sono anche tantissimi altri che non vengono beccati.