Gattuso e Ancelotti, quasi amici. Hanno condiviso tutto, anche i segreti del mestiere: tre anni fa la rottura. Cos’è successo.
Real Madrid-Valencia, il campo è fatto di scelte che spesso si ripercuotono anche fuori. Lo sanno bene Ancelotti e Gattuso che si ritrovano nella semifinale di Supercoppa Spagnola a Riad, ma il clima è tutt’altro che caloroso. I due si salutano in maniera molto fredda: educata e cordiale, non più fraterna. Dimentichiamo quegli abbracci ai tempi del Milan, come tra un padre e un figlio. Non è più così: harakiri, kaput, tabula rasa. Più nulla a parte i ricordi, ma la memoria cambia.
Si modifica e prende il posto del cuore non appena il ragionamento elabora quel che prima – per altri motivi – non si è voluto vedere. A Riad solo una pacca vicendevole, senza mai incrociare lo sguardo. I motivi sono riconducibili al 2019: Napoli, sembra un romanzo, ma l’epilogo non piacerà a nessuno. De Laurentiis esonera Ancelotti dopo un lungo tira e molla con la squadra: persino un ritiro non rispettato, una sorta di ammutinamento generale che ha fatto indispettire DeLa e da cui verosimilmente è partito anche il caso Insigne. Da quell’anno il 24 ha cominciato a pensare di alzare i tacchi.
Chi ha fatto le valigie, invece, è stato l’ex Milan. Al suo posto Gennaro Gattuso (altro ex rossonero). L’occasione della vita. Una telefonata, l’assenso che arriva: Ancelotti spiazzato. I due si parlano, l’ex allenatore della Juventus dà qualche consiglio al neo tecnico, senza esagerare. Successivamente arriva la “coltellata”: così è stata definita in sede di conferenza. L’ex allenatore dei partenopei – appena arrivato – si mise a lavorare, non trovando una squadra pronta l’ha fatto notare con la sua consueta schiettezza: “Nel corso precedente – ha detto Gattuso – le cose non sono state fatte bene”.
Un attacco in piena regola, anche se poi Gattuso ha spiegato che la professionalità di Ancelotti non si discute. “È stato come un padre per me”. Precisazione tardiva, secondo il tecnico di Reggiolo che avrebbe preferito maggior diplomazia. Soprattutto perchè Gattuso arriva a Napoli quando c’è ancora un discreto calore per quel che era successo: l’atmosfera resta rovente. Il tempo guarisce ogni cosa: Gattuso e Ancelotti restano l’eccezione che conferma la regola.
Anche nella conferenza stampa della vigilia, che anticipa uno scontro importante come quello tra Real Madrid e Valencia, le frecciatine non sono mancate: “I problemi fra me e Ancelotti – ammette Gattuso – sono a livello lavorativo. Professionalmente resta uno dei migliori al mondo”. Non si fa attendere la risposta del collega: “Abbiamo condiviso momenti belli e insostituibili. Non sempre tutto va come vorremmo, abbiamo avuto dei problemi personali di cui non mi va di parlare”.
La quiete prima della tempesta: il rammarico è tutto in quella stretta di mano sfiorata e nel sorriso – di circostanza e non più spontaneo – che sottolinea una tensione ancora palpabile. Passa il tempo, ma certe ferite non si cicatrizzano. Gli opposti si attraggono, i rivali si rispettano: loro, ora, sono questo. Due contendenti dal passato glorioso e il presente da vivere, frizioni annesse, per cui non basta evitare di guardarsi indietro. Occorre guardare avanti: loro hanno deciso di farlo senza manierismo, ma piuttosto attraverso la reciproca cordialità.
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