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TVPlay, Benzi ricorda Vialli: “Difficile trattenere le lacrime. Ecco chi è per me Vialli”

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Beatrice Canzedda

Stefano Benzi è intervenuto ai microfoni di calciomercato.it per ricordare Gianluca Vialli, scomparso all’età di 58 anni.

La notizia della morte di Gianluca Vialli ha gettato nel dolore il mondo del pallone. Stefano Benzi, giornalista che ha avuto modo di seguire da vicino gli inizi di Vialli alla Sampdoria, ne ha offerto un toccante ricordo nella trasmissione TVPlay.

SULLA SCOMPARSA DI VIALLI – “E’ difficile trattenere le lacrime. Mi aspettavo questa notizia da un po’ di tempo. La prima cosa che ho fatto è stata tirare giù i miei ricordi su Gianluca e scriverli in un post su Instagram. Un fuoriclasse, qualsiasi cosa decidesse di fare. Non si può davvero quantificare la qualità di questa persona”.

SULLA STORIA PERSONALE DI VIALLI – “Sai qual è la prima cosa che avrebbe potuto fare? Il miliardario. Era figlio di grandi imprenditori il cui unico scopo era lasciargli l’impresa di famiglia. Poteva fare la bella vita senza mai dover fare niente, tanto meno dare un calcio ad un pallone. E invece scelse di farlo: per passione. I genitori che erano di una eleganza e intelligenza incredibile, quasi ne soffrirono. Ma ogni volta che venivano a trovarlo a Genova lo vedevano felice, realizzato. Amato. E con il tempo capirono e rispettarono la volontà di un ragazzo che anziché un supermanager voleva semplicemente diventare un campione. Vialli era estremamente intelligente, scaltro ma raffinato, fuori dal comune. Capace di dire sempre la cosa giusta: anche quando si trattava di uno scherzo. Esplose nella Cremonese. Ma è alla Sampdoria che si rivelò in tutta la sua grandezza. A Genova vinse l’unico scudetto della storia blucerchiata. Poi la Juve e la Champions ma, come detto, era un fuoriclasse. Un vincente qualsiasi cosa avrebbe deciso di fare”.

SULLA MALATTIA – “Non ha mai fatto la vittima. Della sua convivenza con il cancro ha sempre detto ‘è un ingombrante compagno di viaggio. La malattia non guarda in faccia a nessuno e non fa sconti’. Aveva una dignità immensa e una coerenza rara. Si è dimesso da un incarico che meritava più di chiunque altro perché sapeva di non poter fare il suo lavoro. E non lo sopportava”.

SUI RAPPORTI CON VIALLI – “Gli anni, le distanze e le carriere dopo Genova ci hanno allontanato. Già alla Juventus le regole erano cambiate. Certe cose che alla Sampdoria erano normali, alla Juve erano inimmaginabilili. Ma ha continuato a leggermi anche a distanza di anni. Ogni tanto mi faceva i complimenti. Era uno che ti diceva ‘bravo’ solo perché davvero aveva letto quello che avevi scritto e davvero lo pensava”.

SULL’ANEDDOTO RACCONTATO DA MANTOVANI – “Dopo lo scudetto lo volevano tutti. All’estero. Ma la Serie A era il massimo e la Juventus era pronta. a tutto Un pomeriggio, aneddoto raccontato da Paolo Mantovani, presidente della Sampdoria dello scudetto e poi confermato dallo stesso Luca, arriva la segretaria che disse al presidente ‘Ci sono i ragazzi qui fuori’. ‘Quali ragazzi?’ chiede Mantovani.  ‘Quei due’… risponde la segretaria. E Vialli e Mancini entrano strisciando sul parquet pregando in ginocchio. ‘Presidente… non ci ceda, non ci venda’. Loro a Genova stavano da Dio. Nessuno di quella squadra sarebbe mai voluto andare via. Ma l’anno dopo Mantovani cede Vialli. E Luca stavolta silenziosamente accetta. Senza dire una parola e con le lacrime agli occhi svuota lo spogliatoio, saluta e se ne va. Pochi giorni dopo Mantovani concede una lunga intervista alla mia rete, Primocanale. A realizzarla il collega Franco Manzitti. Ad un certo punto il giornalista chiede al presidente di spiegare la sua decisione di cedere Vialli. E nel fare la domanda Manzitti disse ‘potremmo quasi definirlo una sorta di testamento’. Manzitti stesso si corregge perché la parola testamento era comunque forte. Ma Mantovani tirò dritto:’Testamento è proprio la parola perfetta. Io con i soldi di Luca posso garantire alla Sampdoria una casa’. E infatti acquistò il campo di allenamento di Bogliasco dove la Samp si allena ancora oggi e garantì tranquillità economica alla società per almeno dieci anni. Il presidente sapeva di essere malato e che da lì a non molto la Samp avrebbe dovuto fare a meno di lui”.

SULL’INDOLE GIOCOSA DI VIALLI – “Faceva degli scherzi terribili: la schiuma da barba nelle scarpe dei compagni fu uno dei primi. Altre volte scambiava i vestiti negli spogliatoi o nascondeva le chiavi della macchina degli altri giocatori. Ma quando a uno dei massaggiatori rubarono l’auto, organizzò una gigantesca colletta: e si presentò a Bogliasco con una vettura nuova fiammante… gentile omaggio di società e compagni di squadra”.

SULLA SUA PASSIONE PER LE MOTO – “Gianluca aveva una grande passione per le moto. La Sampdoria era una delle poche squadre che concedeva un permesso impensabile in altre società ad alcuni giocatori. E di tanto in tanto al campo di Bogliasco si sono viste moto anche più belle delle auto dei giocatori. Molti vivevano in riviera e salivano al vecchio Mugnaini da Zoagli, Pieve o Nervi in Harley, o in scooter”.

SU VIALLI E QUINTO A MARE – “Luca viveva in una splendida villa bianca e rosa sugli scogli di Quinto al Mare. Tutti sapevano che viveva lì. Sul suo citofono c’era scritto semplicemente Luca. Nessuno si sarebbe mai sognato di rompergli le scatole. Anche perché lui era sempre disponibile. Con tutti. Era facilissimo incontrarlo per strada. A Nervi, o nel ristorante a fianco a casa sua dove vado tutt’oggi. Era un punto di ritrovo per i calciatori perché ci andava Gianluca con molti giocatori di Samp e Genoa. Ma anche perché si mangiava benissimo. E si parlava di calcio. La sua villa aveva sbarco a mare e pontile privato: e lì teneva un’altra delle sue passioni, le moto d’acqua. Era appassionato di velocità. Lo esaltava. Ogni tanto senza mai dare fastidio e solo per pochi minuti usciva e approfittava del fatto che tutti si tappassero gli occhi: i regolamenti su moto d’acqua e jet-ski sarebbero usciti anni dopo. Si faceva la sua corsa e rientrava. Noi lo vedevamo dalla terrazza del ristorante. E quando arrivavano lui e gli altri giocatori capitava spesso che si facessero splendide tavolate”.

SULLE CENE A QUINTO A MARE – “Una volta vinsi un riconoscimento, un premio letterario per il mio primo racconto. Commisi l’errore di dirlo al tavolo con Gianluca e altri. Mi hanno preso in giro tutta la sera. Mi davano botte sul collo ogni volta che mi passavano dietro le spalle (ride ndr). ‘Hai vinto il premio…. bravo’!’ urlavano. E giù manate sul collo. Una delle serate più divertenti della mia vita. A volte si divideva il conto. Altre nemmeno arrivavi in cassa e qualcuno aveva già pagato. Quella sera, eravamo una decina, si erano messi d’accordo (ride ndr). Passo davanti al proprietario pensando che qualcuno avesse  già pagato. Tiro  ritto e il gestore, Carmine, mi fa… ‘Non ti hanno detto niente?’. Alle mie spalle arriva un’altra botta sul collo. E’ Luca che urla ‘Stasera paga il giornalista’. Di recente Vialli mi aveva messo un like ad un post su Instagram, una foto sua di Mancini e di Francis. Un gesto non da tutti per una persona famosa e conosciuta. Volevo ringraziarlo con un messaggio. Ma sapevo che stava davvero male e non avevo la minima idea di cosa rispondere… Gli ho scritto… “Torniamo a fare una cena a Quinto?”

SUL VIALLI CALCIATORE – “Non aveva paura di niente. Gli piaceva la spettacolarità. Mancini ha reso grande qualsiasi attaccante abbia avuto accanto. Ma con lui Vialli divenne gigantesco. E sono convinto che nessuna coppia d’attacco in Italia negli ultimi quarant’anni sia stata più bella, divertente e prolifica. Aveva una progressione mostruosa, potenza di tiro e precisione di esecuzione nel controllo di palla e alla conclusione. E poi era un leader. Educato e sempre positivo. Ma l’idea di perdere lo faceva incazzare terribilmente…”

SU VIALLI E LA SAMPDORIA – “Doveva diventare il presidente di questa squadra. Lo meritava. Purtroppo non c’è riuscito. Un po’ per le condizioni fisiche, un po’ perché la situazione della società era davvero complicata. Ci ha provato due volte. Sarebbe stato il presidente perfetto per la Sampdoria, senza nulla togliere a Marco Lanna che è un uomo straordinario, un suo grande amico e il miglior garante possibile per una società che sta vivendo un momento drammatico. Del quale Luca soffriva molto”.

SUI GEMELLI DEL GOL – “L’abbraccio con Mancini agli Europei non si può dimenticare. Un’immagine emblematica e commovente. Ma ancora prima di quell’abbraccio ci fu l’immagine di loro due uno accanto all’altro sulla panchina azzurra. Mancini e Vialli sono riusciti a ricreare in Nazionale un’alchimia che non si può spiegare, trasmettendola alla squadra. Due fuoriclasse al di là di ogni logica e confine. 

SU MANTOVANI E LA SUA SAMPDORIA – “Paolo Mantovani non era genovese, o sampdoriano. Era romano e tifava Lazio. Per una strana congiunzione si trova a rilevare una compagnia petrolifera che stava fallendo. Una delle proprietà del gruppo era la Sampdoria. Dal nulla e in pochi anni Mantovani creò una squadra straordinaria comprando tutti i migliori giovani. Il primo fu proprio Mancini, acquistato a soli 17 anni. Arrivarono Brady, Francis, Pellegrini, Matteoli, Mannini, Vierchowod, Pari, Salsano, Dossena, Cerezo Katanec. E poi Evani, Lombardo, Pagliuca. Una squadra straordinaria. Epocale…”

SULLA FOTO CON LA DIVISA DA SCOLARETTI – “Andai a Bogliasco e vidi tutti i giocatori della Sampdoria vestiti da scolaretti. La Samp fu la prima squadra a fare una foto stagionale a tema atipico. Boskov davanti alla lavagna con la bacchetta in mano, loro con le cartelle, il grembiulone, i pantaloni alla zuava e il fiocco. Chiesi chi ebbe l’idea. Mi dissero “Vialli”. L’hanno ripetuta negli anni a seguire per beneficienza realizzando un calendario che andò a ruba. Ogni anno c’era la curiosità di capire cosa avrebbero combinato. Si vestirono da calciatori di inizio secolo, da marinaretti. Finché altre squadre non copiarono l’idea. E loro smisero di farlo”.

IL RICORDO DI VIALLI – “L’idea che mi porto dietro di Luca: gli scherzi, le cene, l’intelligenza delle sue risposte, la sua passione vera e autentica per il calcio. Ma anche le moto, anche quelle d’acqua, le foto bizzarre, la gioia, la dignità con la quale ha affrontato la malattia. E ancora l’educazione dei suoi genitori, il senso del divertimento e il rispetto che suscitava ogni volta che lo avevi di fronte. Luca era uno che esprimeva gioia di vivere da tutti i pori. Aveva la rara capacità di trasmetterla. Sono convinto che nell’Europeo vinto Mancini abbia fatto tanto. Ma non so cosa darei per essere lì ad ascoltare le parole motivazionali che Mancini lasciò pronunciare a Vialli prima della partita e dei rigori. Sono sicuro che siano state le parole giuste. Un fuoriclasse assoluto. Un vincente. Uno dei migliori e più autentici personaggi che il calcio italiano abbia mai avuto”.

Beatrice Canzedda

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