Osimhen ancora a secco nei match contro le big. Eppure la chiave per il sogno scudetto del Napoli sono i gol del nigeriano contro le big
Il ko contro l’Inter ha riportato per terra il Napoli, tuttavia gli azzurri di Luciano Spalletti sono ancora in testa alla classifica con un buon margine, 5 punti, sulla più immediata inseguitrice, il Milan. Per effetto dello stop in quel di San Siro anche la Juventus, a meno 7, e la stessa Inter, a meno 8, hanno accorciato le distanze dagli azzurri.
Prestazione incolore di tutto l’undici azzurro che si è reso pericoloso solo all’89’ con il subentrato Raspadori la cui conclusione è stata neutralizzata da Onana, fino a quel momento spettatore non pagante. Poco, troppo poco per una squadra che nella prima parte di stagione ha fatto faville sbaragliando la concorrenza.
Se Kvaratskhelia ha l’attenuante di una condizione non ancora ottimale dopo l’infortunio alla schiena, Victor Osimhen ha dato ulteriore prova di avere le polveri bagnate quando incrocia una delle big. I dati statistici in tal senso sono impietosi: in 14 sfide contro le big (Juve, Milan, Inter, Roma, Lazio e Fiorentina) ha timbrato il cartellino dei marcatori solo in quattro occasioni, Fiorentina, con tanto di assist, Atalanta due volte, Lazio e la Roma.
Dunque, Victor Osimhen non ha mai gioito contro le milanesi e contro la Juventus che fra due settimane sarà di scena al “Maradona” per un altro scontro al vertice che è uno snodo cruciale per gli azzurri sulla strada che conduce allo scudetto. Che il match contro i bianconeri del prossimo 13 gennaio sia quello in cui Osimhen finalmente sfaterà il suo tabù contro le big?
Osimhen, i suoi limiti tecnici
E’ quello che si augura il tecnico azzurro Luciano Spalletti e i tifosi dal momento che le chance di scudetto del Napoli sono affidate alla fantasia, ai guizzi, agli strappi di Kvara e ai gol del nigeriano nei match che contano.
Osimhen, infatti, fa fatica contro le difese schierate, che coprono tutto il campo e le marcature asfissianti. Non essendo il dribbling il pezzo forte del suo repertorio tecnico e non riuscendo pertanto a saltare l’uomo, quando quindi non può lanciarsi negli spazi aperti, scaricando sul manto erboso tutti i cavalli del suo “motore”, il nigeriano si annulla da solo.
Incapace anche di dialogare con i compagni per trovare un “pertugio” nella retroguardia avversaria in cui incunearsi, il “purosangue” dell’attacco azzurro contro le difese organizzate e che concedono pochi spazi è come la mosca che sbatte contro il vetro del bottiglia in cui è intrappolata. In definitiva, proprio la perla contro la Roma è il manifesto delle sue qualità: poderosa cavalcata nella desolata landa giallorossa prima del bolide ad incrociare che non ha lasciato scampo a Rui Patricio.
Purtroppo (per il nigeriano), situazioni del genere si verificano raramente nei match contro le big, motivo per il quale Osimhen, che pure ha ampi margini di miglioramento, deve affinare il proprio bagaglio tecnico per compiere l’ultimo upgrade per essere un vero top player, cioè quel calciatore che non ti fa vincere solo le partite contro le medio-piccole ma anche i campionati mettendo il proprio sigillo anche in quelle contro le big.