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De Ficchy: “La giustizia sportiva non è indipendente. Juventus? Rischia…”

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Davide Marchiol

L’ex procuratore aggiunto della FIGC Luigi De Ficchy è intervenuto ai microfoni di Calciomercato.it in diretta su TvPlay.

Intervenuto ai microfoni di Calciomercato.it in onda su TvPlay, l’ex procuratore aggiunto della FIGC Luigi De Ficchy ha detto la sua in merito allo stato della giustizia sportiva italiana e del caso Juventus. Queste le sue parole:

Luigi De Ficchy a TvPlay

DE FICCHY E IL SUO LAVORO – “Sono stato in procura della FIGC come sostituto procuratore per molti anni, 7 o 8, come procuratore aggiunto sono stato un anno e qualche mese, però molto distaccato. Come sostituto lo sono stato negli anni Novanta e primi 2000, come aggiunto lo sono stato fino a poco tempo fa. Non me ne sono andato per mia scelta. Sono andato in pensione nel 2019, avendo avuto questa esperienza in FIGC anni prima e avendo avuto altre esperienze nell’ambito dello sport, ho scritto per anni sentenze per la FIP ad alto livello, mi piaceva non staccare tutta la mia esperienza da quello che era il mondo delle indagini. Mi sono prefigurato, avendo per una vita fatto il procuratore e con processi molto importanti… mi sono fatto un film evidentemente non concreto in cui se mandavo il mio curriculum c’era la possibilità di diventare Procuratore Federale. Quando sono andato in pensione il prefetto aveva lasciato l’incarico, c’erano i posti da aggiunto e ho fatto domanda. Ci sono stato per un anno e qualche mese, poi tutti gli aggiunti dovevano  essere riconfermati, in quel periodo era stato nominato facente funzioni da procuratore il dottor Chinè, per cui in questo periodo ho lavorato con un collega aggiunto che era il mio superiore, era comunque facente funzioni di procuratore. Dopo l’anno e mezzo alla scadenza del periodo olimpico dovevamo essere riconfermati, invece è stata fatta tabula rasa, nessuno è stato riconfermato. Chi è arrivato è sicuramente d’esperienza, ma non la presi bene. Non posso dire se siano state ragioni politiche, io avrei dovuto fare il procuratore federale stando ai curriculum, per l’esperienza che ho avuto ero il profilo più adatto. Per le esperienze che ho avuto tecnicamente avevo un’esperienza sicuramente superiore. Ho fatto procedimenti per terrorismo, per la Banda della Magliana, con esperienze specifiche anche nella giustizia sportiva. Pensavo di essere il più adatto.  Non so se davo fastidio, ma l’attuale dirigenza della FIGC non mi ha riconfermato, la motivazione però non la so. In quell’anno e qualche mese, anche se il facente funzioni mi aveva assegnato il settore degli allenatore della Serie B, mi sono divertito”.

PROCESSO PLUSVALENZE – “Sono emersi elementi nuovi che riguardano la stessa fattispecie giudicata in un primo tempo. Questo giustifica una riapertura dell’indagine, sia la Corte d’Appello che il primo grado hanno giudicato senza determinati elementi sulla fattispecie. Era una possibilità che è stata percorsa ed è giustificata dalle situazioni concrete”.

CONSEGUENZE PER L’IMMAGINE DEL CALCIO ITALIANO – “È pesante, il calcio italiano si deve rendere conto che le regole della giustizia sportiva, se vogliamo avere una trasparenza assoluta, vanno rinnovate, soprattutto quella che riguarda la nomina. L’indipendenza della magistratura è importante. Da dipendente a me nessuno ha mai fatto raccomandazioni. Anche da semplice sostituto nessuno si è mai permesso di dirmi niente, non ero stato nominato da una classe politica e non ero soggetto a pesi e contrappesi. La giustizia sportiva attualmente è nominata dalla stessa dirigenza che potrebbe in teoria allo stesso tempo essere sottoposta a giudizio della giustizia sportiva. Non c’è una piena indipendenza”.

DIFFERENZE DI PESO TRA SQUADRE DILETTANTI E SQUADRE DI A? – “Sicuramente ci sono differenze. Se devo giudicare le serie dilettantistiche vado molto più velocemente rispetto alla Serie A, indubbiamente. C’è da immaginare che chi giudica la Serie A o la Serie B è qualcuno di cui la dirigenza di Serie A e Serie B si fida, evidentemente con me non si è instaurato un rapporto di fiducia, né con me né con gli altri quattro aggiunti. Con questa modalità per le nomine non ci può essere attualmente quella trasparenza che c’è quando io stesso vengo nominato da organo terzo. Ci dev’essere una trasparenza totale”.

GIUDIZI PASSATI – “Non dico che la mia situazione abbia poi portato a giudizi errati, perché ci sono diversi gradi di giudizio e i professionisti nominati sono bravi. Ci dovrebbe però essere maggior trasparenza, perché poi ci troviamo a parlare di società favorite o sfavorite, se tutte queste considerazioni fossero fatte in un ambito in cui i giudici sono veramente indipendenti dagli ordini superiori della FIGC allora staremmo tutti zitti”.

ALTRE FEDERAZIONI – “Quando ero nella federazione della pallavolo sono diventato vicepresidente della corte federale, avevo in quel periodo anche abbastanza tempo per scrivere le sentenze, ne ho scritte diverse importanti. Si liberò il posto di presidente e feci domanda, mi aspettavo di diventare presidente visto che lo avevo sostanzialmente fatto per diversi anni, invece fu nominata un’altra persona, che aveva meno esperienza. Io mi dimisi il giorno dopo perché non aveva senso per me la “fiducia” della dirigenza superiore, la nomina la fanno sempre i presidenti e il consiglio d’amministrazione che sta intorno al presidente, evidentemente era inutile io continuassi”.

JUVENTUS – “Per quanto riguarda il codice di giustizia sportiva rischia molto, la penalizzazione sicuramente. Poi bisogna vedere cosa ne pensa il tribunale. Bisogna passare questo step e vedere in primis se è possibile un nuovo giudizio e una nuova sanzione. Per la parte che ho letto io gli illeciti se approvati sono abbastanza pesanti, anche se secondo me non si può arrivare a una retrocessione. Uno dei criteri fondamentali per decidere le sanzioni era che non bisognava interferire eccessivamente con i risultati del campo, ricordo però sempre l’articolo 4 della giustizia sportiva, i soggetti che stanno all’interno della FIGC devono sempre seguire un comportamento leale”.

Davide Marchiol

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