Vi siete mai chiesti perché il soprannome del Milan è il Diavolo e i suoi colori sono il rosso e il nero? Il motivo è da non crederci
“Il diavolo veste Prada“, liberamente ispirato all’influente giornalista e scrittrice Anne Wintour, Direttrice di Vogue America, la bibbia dell’alta moda, è uno di quei film che hanno contribuito a ridisegnare l’immaginario collettivo tanto che non si contano sue declinazioni, parodie e tentativi di imitazione.
Merito soprattutto di una straordinaria Meryl Streep, che presta il volto all’esigentissima Anne Wintour, la cui magistrale interpretazione le è valsa, tra l’altro, una nomination all’Oscar quale miglior attrice protagonista e il Golden Globe quale miglior attrice in un film commedia o musicale.
Orbene, se per la Settima Arte il Diavolo veste Prada, per quello del calcio italiano veste invece il…rossonero. Ma se tutti gli appassionati e, a maggior ragione, i tifosi rossoneri sanno che il Milan è il Diavolo, non tutti conoscono il perché di questo insolito nomignolo e chi lo ha coniato. Per scoprirlo dobbiamo andare molto indietro nel tempo, esattamente alle origini del club rossonero.
Milan, Kilpin: “Noi siamo diavoli”
Nel 1899 alcuni industriali e calciatori inglesi e svizzeri, insieme alla società ginnica Mediolanum, fondarono il Milan Cricket and Football Club. Il calciatore più importante di quel Milan degli esordi fu Herbert Kilpin, un tecnico tessile, originario di Nottingham, che dopo aver lavorato come collaudatore e revisore dei macchinari di fabbriche e opifici torinesi, nel 1898 era stato trasferito dalla casa madre a Milano.
Calciatore a tutto campo (giocò in difesa, centrocampo e attacco), capitano per 10 anni, primo allenatore e tra i soci fondatori del Milan, a Kilpin, soprannominato il “Lord“, si deve la scelta della maglia a strisce rossonere nonché il soprannome “Diavolo”.
Si narra che per convincere gli altri soci fondatori Kilpin abbia detto loro: “Le nuove divise devono essere rosse perché noi siamo diavoli. Mettiamoci un po’ di nero per spaventate tutti“. Tuttavia, le sue motivazioni non erano soltanto sportive. A suggerirgli il soprannome “Diavolo” fu un suo parente, storico delle religioni e anglicano come lo stesso Kilpin, stuzzicato all’idea provocatoria di “portare in giro per l’Italia”, Paese cattolico per eccellenza e dove ha sede la Città del Vaticano, il nome del Principe delle tenebre, l’ispiratore del male secondo la dottrina cattolica.
Del resto, i colori rossoneri si richiamano a quelli dell’iconografia del Principe del Male, il nero della sua pelle e il rosso degli occhi iniettati di sangue, e dell’Inferno (il rosso delle fiamme e del sangue grondante dalle ferite dei dannati e il nero del buio). Beh, dopo questa curiosità storica, anche gli scettici si convinceranno (almeno lo si spera) che il calcio, come sostengono autorevoli intellettuali, è una sorta di “religione laica“, anzi, l’unica religione che non ha “atei”.