I giocatori della Juventus sono i “bianconeri” per definizione, Eppure il colore della maglia della Juventus degli esordi era un altro
Tra i regali di Natale più richiesti, dai giovani e meno giovani, dominano, come ogni anno, i prodotti high tech, che siano l’ultimo modello di smartphone, il pc, il tablet, ecc. Eppure, per i tifosi intramontabile resta il fascino della maglia della squadra per cui batte il loro cuore.
Sempre più appassionati e tifosi, quindi, regalano o si fanno regalare, non solo in occasione del Santo Natale, la maglia della squadra per cui fanno il tifo che indossano soprattutto allo stadio. In fondo, quei colori rappresentano la nota cromatica di fondo delle loro esistenze che, pertanto, possono dirsi a tinte bianconere, nerazzurre, rossonere, azzurre, ecc.
Tuttavia, per effetto del tourbillon di colori e design che le caratterizza, per esigenze di merchandising e di contrasto alla contraffazione (nuovi modelli e nuove combinazioni cromatiche per aumentare le relative royalties e mettere in fuorigioco i falsari), ormai le maglie ricordano poco o nulla quelle che hanno fatto innamorare generazioni di tifosi. Più che le classiche casacche da gioco, sono, infatti, vere e proprie creazioni d’alta moda che non sfigurerebbero nel guardaroba delle influencer.
Juve, il colore originario della sua maglia era il rosa
Ebbene, il risultato di tutto ciò è che si perde un parte importante della memoria di un club. Quanti, anche tra i suoi tifosi più accaniti, sanno che la Juventus ai suoi esordi non vestiva il bianconero?
Proprio così. Il più blasonato (in Italia) club e con il più largo seguito di tifosi venne fondato nel 1897 da un manipolo di studenti del liceo “Massimo D’Azeglio“, il più prestigioso di Torino, con il coinvolgimento di alcuni genitori ma non dei loro docenti; il che spiega perché il neonato club venne battezzato “Juventus” e non correttamente “Iuventus” anche se, a loro discolpa, ai tempi era consuetudine, poi abbandonata, scrivere anche “ajuola” e “jeri”.
Di conseguenza, essendo degli squattrinati studenti, i soci fondatori della Juventus colsero al volo l’opportunità di acquistare a condizioni economiche estremamente favorevoli molti metri di stoffa rosa percalle che giacevano invenduti nel magazzino di un commerciante imparentato con un loro compagno di liceo. Da tale tessuto le loro mamme, sorelle e zie, cucendo e tagliando, ricavarono le prime divise da gioco della Juventus.
Quando, dopo tre anni, queste casacche homemade divennero inutilizzabili, entrò in scena un facoltoso sostenitore inglese, nativo di Nottingham, il quale fece dirottare a Torino, accollandosene i costi, uno stock di maglie bianconere destinato al Notts County, club della sua città e tra i più antichi del mondo (anno di fondazione 1862, un anno prima di quella della stessa Football Association).
Da qui prese l’avvio la storia bianconera della Juventus che, nel 1997, nel match di campionato successivo al centenario della fondazione per omaggiare le proprie origini cromatiche scese in campo…in rosa.