Christmas Day Riot, il calcio a Natale non è una sorpresa: la tradizione del campionato britannico è ricca di aneddoti. La partita sospesa.
Nel calcio moderno la parola più usata, talvolta anche abusata è fair play: attualmente è correlata anche alla finanza, ma c’è stato un tempo in cui veniva applicata soltanto alla condotta da tenere. Giocare pulito, senza strafare e, in particolare modo, senza eccedere con la foga. Il termine, tra l’altro, viene riproposto ai giorni nostri in ambito civile. Quando ci sono episodi di razzismo, si invoca il fair play e la tolleranza direttamente collegata al termine di ciascun epiteto razzista e non solo.
La qualifica di uomini e donne, in campo, passa dalla condotta: quando viene superato un limite, si deve agire. Soprattutto a Natale perchè non è vero che sotto l’albero siamo tutti i più buoni. Oggi sotto le feste si gioca meno e non ovunque, ma in un passato lontano Natale era considerato – per i calcianti, come riportano le scritture antiche – un giorno come un altro. Tutti in campo, dunque, ma nel calcio britannico c’era una regola non scritta: una sorta di codice condiviso, senza bisogno di troppa burocrazia a sancirlo.
Christmas Day Riot: cos’è e perchè cambia il Natale dei tifosi inglesi
Il giorno di Natale giocano le riserve, per far riposare i titolari in vista della partita successiva: venirsi incontro. Questa la parola d’ordine. Scelta che aveva un doppio valore: il primo era quello legato alle gerarchie, cambiare interpreti faceva capire che nessuno – neppure i big – aveva mai il posto assicurato, e il secondo legato alla parte più favolistica di questo sport. Se una riserva giocava bene, veniva selezionata per la partita successiva e poteva partire da titolare. Tutto era molto più immediato, all’insegna del gioco prima ancora del potere d’acquisto. Correva l’anno 1890, Ewood Park, Derby tra Blackburn Rovers e Darwen. Partita ribattezzata “The Christmas Day Riot”: il motivo è storico, ma anche inevitabilmente concreto. In grado di segnare i ricordi di molti.
I Rovers, come impone la tradizione, schierarono le riserve pronti a dare battaglia. Gli avversari, invece, ignorarono quello che era considerato un protocollo “sacro”: in campo con tutti i titolari. Ciao, Darwen, potremmo dire. Ma il Blackburn non la prese a ridere: non soltanto perché Bonolis a quei tempi non era neanche nei pensieri della madre e anche volendo sarebbe stato impossibile capire il riferimento, ma anche e soprattutto perchè era finito al centro di una vera e propria onta.
I tifosi della squadra invasero il campo e distrussero porte e tribune. Partita sospesa e alla tifoseria del Blackburn l’attestato di Grinch del calcio. Natale rovinato, ma tanti regali per gli appassionati: non mancò, infatti, chi si portò a casa pali, traverse e addirittura zolle di terreno. L’erba del vicino è sempre più verde, ma quella di Ewood Park sa di storia, anche per questo motivo.