Ogni match della Lazio è preceduto dal volo dell’aquila Olympia. Ecco perché l’aquila è il simbolo del club biancoceleste
“Lazio sul prato verde vola/Lazio, tu non sarai mai sola/Vola un’aquila nel cielo/Più in alto sempre volerà…“. Anche se non siete tifosi della Lazio, sicuramente conoscete questa strofa dell’inno che accompagna l’ingresso in campo dei biancocelesti e che viene intonato dagli altoparlanti dell’Olimpico in occasione di ogni match dei capitoli, di campionato, di Coppa Italia o europeo.
Un inno che è immediatamente entrato nel cuore dei tifosi laziali che, non a caso, lo cantano a squarciagola non solo all’ingresso in campo dei calciatori ma anche in vari momenti della partita per incoraggiare i loro idoli o al termine di un’esaltante vittoria.
Un inno che rivaleggia quanto a popolarità presso i tifosi delle altre squadre con quelli dei cugini giallorossi, l’ufficiale “Roma” e l’ufficioso “Grazie Roma” , che portano entrambi la firma di un illustre esponente del cantautorato italiano, Antonello Venditti, che ha composto il secondo sull’onda emotiva dello scudetto conquistato dai giallorossi nel 1983, quello, per intenderci, di Bruno Conti, del compianto Agostino Di Bartolomei, Carlo Ancelotti, Roberto Pruzzo e dell’ottavo Re di Roma, Falcao.
Lazio, tra Grecia e l’aquila Olympia
Ma se l’inno “Vola Lazio vola“, questo è il suo titolo, è così amato dalla tifoseria laziale è anche perché nel testo viene omaggiata l‘aquila, simbolo della Lazio e metafora di potenza, vittoria e prosperità, scelta come emblema laziale da Fortunato Ballerini, Presidente della Sezione di escursionismo della società capitolina, ispirato dal fatto che durante le sue escursioni era solito scorgere nel cielo un’aquila.
Infatti, la Lazio, fondata il 9 gennaio del 1900, nasce come polisportiva dalle ceneri della Società Podistica di Roma tanto che la sua sezione di calcio venne creata nel 1902 e ammessa ai campionati minori della FIGC solo nel 1909. Del resto, l’anno di fondazione è il 1900, 4 anni dopo la prima edizione delle Olimpiadi dell’era moderna, ad Atene, in Grecia. Ebbene, in un sussulto di retorica per il revival olimpico i soci fondatori della Lazio decisero non solo di dare al costituendo club una vocazione universalistica, cioè polisportiva, ma nche di adottare come colori sociali il bianco e celeste dell’allora bandiera greca (oggi il celeste della bandiera ellenica è diventato azzurro per renderlo più visibile).
Fervore olimpico che ha portato a ribattezzare “Olympia” l’aquila che dal 22 settembre del 2010 volteggia nel cielo dell’Olimpico per intrattenere i tifosi in attesa del fischio d’inizio del match tranne che per una breve parentesi a seguito della sospensione, con successiva rescissione contrattuale, del suo primo falconiere, Juan Bernabè, per alcuni suoi improvvidi gesti d’ispirazione fascista (il saluto romano). Olympia che ha accompagnato la Lazio al completo ai funerali di Sinisa Mihajlovic, il valoroso ex calciatore e condottiero biancoceleste scomparso il 16 dicembre dopo una strenua lotta contro la leucemia.