Juventus, Vlahovic resta un enigma. Il serbo è arrivato a Torino per dare sicurezza, ma tra infortuni e prestazioni altalenanti è in bilico.
Vlahovic, sorpresa in serbo ma non è detto che sia bella. La Juventus comincia a chiederselo partendo da quelle parole di Marchisio pronunciate da ex all’inizio della stagione: “Vlahovic non è mai cresciuto da quando è a Torino, non riesce a fare la differenza”. Una stoccata che arriva dritta alla Continassa dove, nel mirino, non può esserci solo Allegri. L’unico destinato ad andare via rimasto mentre la nave affonda: il CDA si dimette in blocco, le inchieste, il campionato e le coppe da portare avanti (finché e se sarà possibile). Dentro la Juve attuale c’è tutto questo. Compreso il problema Vlahovic, perciò Allegri non può permettersi di aspettare perchè la pazienza – di norma – è la virtù dei forti.
L’allenatore bianconero, ora, cerca l’equilibrio. Per averlo deve poter contare su tutti gli elementi a disposizione: se Pogba non è ancora pronto, la pubalgia di Vlahovic non solo non è una bella notizia ma arriva come un fulmine a ciel sereno. Il tecnico lo definisce un “punto interrogativo”. L’attaccante, nonostante i problemi, continua a fare mercato: il Bayern Monaco lo segue strenuamente grazie anche a De Ligt che fa da promoter. La differenza è che adesso la Juventus ci sta pensando: il bomber può partire se arriva un’offerta congrua. Nel frattempo i conti vanno fatti con la formazione prima che con il pallottoliere per calcolare possibili introiti.
La Juve post ritiro può contare su Milik, Kean, Chiesa e Di Maria che Allegri, dopo il Mondiale, definisce “un valore aggiunto”. I bianconeri mettono insieme i pezzi, la volontà è quella di trovare uomini a disposizione per la ripresa del campionato. Possibile impiego di Vlahovic contro la Cremonese, ma prima c’è il test contro lo Standard Liegi. Nella partita del prossimo 30 dicembre il serbo non ci sarà, ma il lavoro differenziato andrà avanti per capire fin dove sarà possibile spingersi. Forzare la mano non è la soluzione: Pogba insegna e la Juventus si è stancata di perseverare.
Un passo alla volta, fino alla fine. Lo stesso motto che si usava per celebrare le vittorie, ora è il mantra per uscire dalla crisi. Economica e di formazione. Questa Juve non ha finito le risorse: deve solo riorganizzarsi, ma quando la riformulazione dell’organico parte dai piani alti è tutto più difficile. Allegri, in questo momento, rappresenta il raccordo – l’unico – tra ieri, oggi e domani dei bianconeri. Se, oltre alle incombenze societarie, occorre fare i conti anche con alcune importanti falle nell’organico, è davvero tutto più difficile. Il problema è che alla Continassa sono finiti anche gli alibi. Ad Allegri non resta che fare di necessità virtù, ma al momento non riesce a rintracciare né l’una, né l’altra.
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