L’evoluzione tattica del calcio si rispecchia nel ruolo di Messi e Mbappé, ggli uomini chiave della finale dei Mondiali
Il Mondiale 2022 ha svelato verso quali direzioni si sta muovendo il calcio. Non in termini di geopolitica, per quello non serviva certo il bisht consegnato a Messi perché lo indossasse sopra la maglia dell’Argentina al momento di sollevare la coppa del mondo. E’ proprio questione di tattica, di evoluzione delle idee e della geografia del gioco, di globalizzazione all’interno di gioco.
Una delle tendenze sottolineate in una preziosa analisi del sito The Athletic ha a che fare con le progressioni delle 172 reti segnate nell’edizione 2022 dei Mondiali. Soltanto 31 sono infatti maturate nella prima mezz’ora delle partite. Non a caso metà degli incontri della fase a gironi erano ancora sullo 0-0 all’intervallo.
Dunque, si segna meno all’inizio, e si segna in modi meno vari rispetto a quanto succedeva a Russia 2018 o a Brasile 2014, le due precedenti edizioni della manifestazione. In Qatar il 69% delle reti è risultata il frutto di un’azione con palla in movimento, il dato più alto degli ultimi quattro mondiali. Per quanto riguarda le altre marcature, spiccano i 12 rigori e al contrario l’assenza di gol da rimesse laterali, il calo di reti in contropiede rispetto a quattro e otto anni fa. Appena due, poi, i gol su punizione diretta, del messicano Luis Chavez e dell’inglese Marcus Rashford.
Mondiali, la fine del tiki taka in Qatar
Ma c’è anche un’altra tendenza che racconta molto dell’evoluzione del calcio moderno. In Qatar è finito, forse in maniera spettacolarmente definitiva, il mito del possesso palla. Intorno al possesso si è creata una certa mistica. Da un lato, se si osserva razionalmente la componente territoriale legata all’occupazione del campo, se tengo il pallone più di te e riesco a mantenerlo lontano dalla mia porta, riduco i rischi di subire gol. Ma dall’altra il possesso dovrebbe essere orientato, secondo la lezione di Guardiola.
Quello che semplicisticamente abbiamo chiamato tiki-taka e spesso confuso con una semplice rete infinita di sterile passaggi corti, conteneva in realtà un messaggio chiaro: servono almeno 15 passaggi per una buona transizione dalla difesa all’attacco. Solo che nelle varie degenerazioni del guardiolismo, il possesso è diventato quasi un fine, non un mezzo. Il Mondiale 2022 ci dice che il mezzo va comunque ripensato. Il cambio di paradigma, non casuale, maturato in Qatar non potrebbe essere più chiaro. Per la prima volta dopo tanto tempo in Coppa del Mondo chi ha chiuso con un possesso palla più alto ha ottenuto in media meno punti. Il possesso si è trasformato in arma improduttiva.
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Cosa ci dice il trionfo di Messi e dell’Argentina
Dal punto di vista dei protagonisti, Qatar 2022 resta il Mondiale di Leo Messi. L’argentino è diventato il primo ad aver segnato almeno un gol nella fase a gironi, negli ottavi, nei quarti, in semifinale e in finale di una stessa edizione. Ha portato in trionfo l’Argentina contro la Francia di Mbappé, secondo dopo l’inglese Hurst a segnare una tripletta in una finale di Coppa del Mondo. I due compagni di squadra si sono confrontati a distanza sulla stessa fascia, quella destra dell’attacco argentino e sinistra del fronte francese.
Un elemento non casuale, ma al contrario molto significativo, come sottolineano i dati raccolti da The Athletic. Guardando a come le nazionali hanno attaccato, ovvero come hanno gestito il pallone negli ultimi trenta metri, si nota come la maggior parte delle trame offensive sia passata dalle fasce. Solo nel 16% delle occasioni il pallone è arrivato negli ultimi trenta metri per vie centrali.
We are in the era of the “mid-block” pic.twitter.com/tTR2yTxDw6
— Adam Crafton (@AdamCrafton_) December 17, 2022
Merito di difese più strutturate, anche per effetto della circolazione delle idee del calcio che spiega ad esempio lo stile del Giappone, e ancor di più di Arabia Saudita o Marocco, con due allenatori francesi che hanno disegnato squadre molto europee capaci di esaltare l’organizzazione collettiva. Di fatto, si difende in maniera sempre più compatta e si costringono i portatori di palla a deviare il pallone verso l’esterno.
Big game player: Ángel Di María 🇦🇷
Some shift in the #WorldCupFinal before he exits the game on 64 minutes.
Goal 1: wins the penalty 👏
Goal 2: finishes a brilliant, fast-paced team move ⚽️ pic.twitter.com/Q47ehgd5lf— Opta Analyst (@OptaAnalyst) December 18, 2022
Ecco perché stanno via via sparendo i trequartisti, e perché allo stesso tempo i terzini e le ali abbiano un ruolo così decisivo. E’ da queste posizioni che Messi coordina e orienta il gioco dell’Argentina, è dalla fascia che Mbappé ha trascinato la Francia come il PSG, anche se Deschamps gli ha chiesto di avvicinarsi di più alla porta e per questo ha tolto al 40′ Giroud. Non a caso Di Maria è l’altro grande protagonista della finale. Ma è anche per questo che i terzini come Cancelo o Kimmich fanno la differenza anche a livello di club. Sono loro i nuovi registi, il compito che più di tutti richiede spazi più ampi per esercitare pensiero e visione. E oggi gli spazi si concentrano più sulle fasce che in mezzo al campo.