Il dirigente dello Shakhtar Donetsk Carlo Nicolini è intervenuto ai microfoni di TVPLAY. Ecco le sue parole su scouting, calciomercato, Shakhtar e calcio italiano.
ARBITRI – “Sono stato espulso una sola volta in ambito internazionale da un osservatore italiano. Gli arbitri italiani sono tra i migliori, ma anche tra i più arroganti in assoluto. Questo li porta a fare errori che non sono nel loro DNA. Arbitrare le partite internazionali è più semplice, meno proteste, meno simulazione, all’estero il tifoso nel 90% dei casi non sa chi sia l’arbitro. In Italia invece iniziamo una settimana prima a fare statistiche sull’arbitro di turno”.
MUDRYK ALL’ARSENAL – “A oggi Mudryk è arrivato il messaggio, come a tutti gli altri giocatori, di presentarsi per il ritiro di Antalya del 9 gennaio. L’interesse dell’Arsenal c’è, non posso negarlo, l’ho sentito in questi giorni perché commentavamo le partite del mondiale e i gesti tecnici. Oggi però è convocato per il primo ritiro che va dal 9 gennaio al 9 febbraio, poi a Varsavia prepareremo le prossime gare europee”
TALENTI EMERSI AL MONDIALE – “Abbiamo guardato con interesse e anche con un po’ di dispiacere, se non fosse successo quanto è successo due ragazzi che al mondiale hanno fatto benissimo erano già nostri, ovvero Gvardiol e Alvarez. Noi guardiamo ora molto a un mercato interno perché portare in questa situazione i giocatori in Ucraina non è semplice. Non è la nostra politica prendere giocatori per prendere, cerchiamo ragazzi per alzare il livello e poi eventualmente venderli. Ora siamo un po’ in difficoltà concorrenziale per fare proposte importanti. Per quanto facciamo sempre l’Europa e ci alleniamo in zone non pericolose, però ovviamente ora dall’estero si guarda all’Ucraina futuristicamente. Quello che volevo dire è che leggendo e sentendo i commenti di tanti addetti ai lavori italiani hanno scoperto in questo mondiale nomi che sono sui nostri taccuini da tre anni”.
FOFANA E LE CARENZE DEGLI SCOUT ITALIANI – “A gennaio lo abbiamo trattato. Secondo me non è che gli scout italiani non sono bravi, ma un po’ manca il coraggio per prenderli, poi c’è l’arroganza italiana, pensiamo di essere i più bravi. Arriva Kvaratskhelia e sembra abbiano scoperto un marziano, ma noi e altri club lo seguiamo da cinque anni. Tendiamo a non seguire certi campionati. Mi hanno chiesto una top 11 del mondiale, è diventata una top 16, quasi tutti giovani. Se sanno che non c’è il coraggio di investire anche gli scout non vanno neanche a guardare certi profili”.
MUDRYK POSSIBILE POST LEAO? – “Si sono interessati in tanti indirettamente a Mudryk, senza un’offerta ufficiale. Telefonate ce ne sono state tante. Credo che ad oggi le squadre italiane facciano fatica a prendere un profilo del genere, sia per quanto vale sia per la mancanza di coraggio nell’investire su un profilo così. Magari poi vendono bene Leao, capiscono che Mudryk ha un talento importante e proveranno a prenderlo”.
IN ITALIA I GIOVANI NON GIOCANO – “Noi chiediamo subito il risultato, un allenatore non è scemo nel non far giocare il giocatore forte, però sa che può avere tanti alti e bassi e sa che a fine mese deve dire alla società quanti punti ha fatto. Da cinque in giù sei già a rischio esonero. Ovviamente il discorso è generale, non facciamo di tutta l’erba un fascio. Sappiamo poi che l’età media in campo in Italia era tra le più alte, qua per noi chi ha 22 anni è giovane, all’estero i giovani sono i ragazzi di 18/19 anni, i classe 2004 noi neanche li guardiamo. È vero che rispetto all’Inghilterra noi non abbiamo certe possibilità economiche, ma a maggior ragione dovremmo guardare certi giovani. Colidio? Con i giovani è come in borsa, non va sempre bene. Allo Shakhtar abbiamo preso 41 brasiliani, ne abbiamo rivenduti più della metà, abbiamo sbagliato qualche profilo, rivenduti senza andarci in perdita”.
UN RITORNO IN ITALIA – “Ho vinto 32 titoli da preparatore atletico, da allenatore in seconda e da allenatore pro. Dal 2001 io ho sempre 1 o 2 titoli, compresa l’Europa League e in quattro nazioni diverse: Turchia, Russia, Ucraina e Italia. In questi 23 anni all’estero quante volte mi ha chiamato un dirigente italiano per farmi delle proposte? Zero”.
SUDAKOV PER LA A? – “Sudakov è un 2002 titolare nell’under 21 e che è passato nella nazionale a. Ha vinto un campionato, gioca da titolare in Champions League, un professionista fantastico. Lo stiamo usando da dieci, come mediano basso, può fare più ruoli. Farebbe bene alla Roma? Io dico che almeno sette dei nostri farebbero bene alla Roma”.
PAVLOVIC? BRASILE OUT HA STUPITO? – “Pavlovic è un profilo importantissimo e al mondiale lo ha fatto vedere. Mi sembra molto adatto per fisicità al calcio inglese. Deve crescere ancora però e penso in Italia farebbe fatica, c’è poco tempo, basta guardare a De Ligt, Romero o Demiral. Si fa fatica in Italia a dare tempo ai difensori per crescere. Vale già una cifra importante, non so in Italia chi potrebbe prenderlo per poi attenderlo. Per quanto riguarda il Brasile in semifinale sono arrivate le uniche squadre che avevano almeno una parvenza di squadra, il Brasile invece non è mai riuscito a esserlo. Il suo leader nei momenti in cui serviva non si è comportato da leader, penso al rigore che non è andato a battere. Anche il ct poteva gestire meglio le cose. Quello che ho trovato paradossale è la mancanza di concretezza. Fred lo conosco, l’ho venduto io al Manchester United. Lui e altri tre non vanno a rientrare nel contropiede dell’ 1-1 . Così puoi farlo se sei sul due o tre a zero”.
IL BRASILIANO PIU’ FORTE ALLENATO – “Il più forte di tutti è Matuzalem. Aveva qualità fisiche, caratteriali, tecniche, era avantissimo anche nella visione di gioco. Era venuto nel 2004, uno dei primi brasiliani, ha vinto il campionato quasi da solo. Abbiamo avuto ragazzi come Douglas Costa, Fernandinho… abbiamo avuto Teixeira sul quale ha messo gli occhi la Juventus, poi però i cinesi sono arrivati con un’offerta irrinunciabile”.
I BRASILIANI IN SERIE A – “Dodo e Marcos Antonio sono forti e arriveranno ad alto livello se però i club avranno la pazienza di farli crescere, gli avevamo detto che non era il momento giusto per partire, però poi purtroppo è successo quel che è successo. Noi conosciamo gli altri campionati, ragazzi come Fernandinho e Mkhitaryan sono andati via quando erano pronti per quanto richiesto dal calcio inglese”.
MKHITARYAN – “Bastava avere un passaporto che non fosse armeno. Gli voglio un bene dell’anima, lo sento spessissimo. Lo seguivamo quando aveva appena 16 anni. Dopo due anni giochiamo contro di lui di nuovo e anche quella volta era tra i migliori. Il Metalurg lo prende e due anni dopo ancora lo prendiamo noi. Parla correttamente sette lingue, non ha mai preso appartamenti in centro città ma sempre affianco al centro sportivo, era focalizzato solo sulla squadra. Aveva capacità aerobiche fantastiche, un’ottima tecnica, parte come giocatore offensivo, Lucescu lo convince a fare un campionato da mediano perché in una grande squadra bisogna saper fare anche la fase difensiva. L’anno dopo gli abbiamo fatto fare il 10, ha fatto record di gol e lo abbiamo rivenduto a cifre spaventose per l’epoca al Borussia Dortmund, 40 milioni erano tanti soldi. Dovunque è andato ha fatto bene, con un altro passaporto se ne sarebbe parlato molto prima. Anche per lui parliamo di un giocatore che ha fatto 15 anni ad altissimi livelli, è stato costante”.
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