Perché la sfida a distanza fra i compagni di squadra Messi e Mbappé sarà la chiave tattica della finale dei Mondiali Argentina-Francia
Non è certo la prima volta che due compagni di squadra si trovano di fronte, da avversari, in una finale dei Mondiali. Ma di sicuro il duello fra Lionel Messi e Kylian Mbappé, due simboli del Paris-Saint Germain di proprietà del fondo sovrano del Qatar non è come gli altri. Intanto perché rappresentano due delle stelle di quel PSG diventato strumento di soft power per il governo nazionale.
Di sicuro il Qatar ha già vinto, e la celebrazione non avrebbe potuto avvenire che il 18 dicembre. Ovvero la giornata che commemora l’unificazione nazionale avvenuta nel 1878 sotto lo sheikh Jassim bin Mohammed al-Thani.
Un anno fa i proprietari del PSG hanno provato ad incrementare la loro reputazione e la presenza internazionale, attraverso il PSG, grazie all’acquisto di Leo Messi. La Pulga è oggi ovunque in Qatar, su poster e manifesti pubblicitari. La Messi-mania ha coinvolto però tutto il mondo: non esiste più una sola maglietta della nazionale argentina con il nome di Messi e il numero 10 ancora disponibile sul mercato, da nessuna parte.
Il ct della Francia Didier Deschamps proverà, ha detto, a fare tutto quanto umanamente possibile per evitare che l’Argentina vinca. Un desiderio evidentemente condiviso con Mbappé, compagno di squadra di Messi ma non proprio disposto ad accontentarsi di restare nella sua ombra.
Il duello a distanza non è soltanto simbolicamente la storia della finale. E’ anche la chiave che tatticamente può favorire la vittoria e indirizzare la sconfitta.
In campo, Mbappé e Messi si toccano, si sfiorano senza incrociarsi. Il francese rimane in posizione molto offensiva sulla corsia di sinistra dell’attacco, Messi arretra e spesso galleggia sull’out di destra. Di fatto possiamo immaginarli uno di spalle all’altro, in zone di campo soltanto contigue.
I dati Opta, infatti, mostrano come Mbappé finora in Qatar abbia completato appena 0,2 azioni difensive a partita, meno di qualsiasi altro giocatore di movimento nel torneo. E’ uno dei motivi per cui la Francia in più di un’occasione si è trovata esposta su quel lato, considerato che alle sue spalle agisce Theo Hernandez, un terzino più a suo agio in fase di spinta che nell’esecuzione dei compiti di copertura.
Marocco e Inghilterra ci hanno provato con costanza: il 53% dei palloni toccati in attacco dalla prima nazionale in semifinale in un Mondiali si è concentrato infatti nella trequarti offensiva di destra, ovvero la fascia di Hernandez e Mbappé.
Anche Messi è libero da compiti difensivi, per quanto il resto della squadra privilegia la prudenza soprattutto una volta passata in vantaggio. “L’Argentina spesso non è stata lucida e convincente in questo Mondiale, ma sicuramente dispone di singoli di una immensa tecnica. A volte si piace troppo e tende a specchiarsi troppo” ha detto il giornalista Vincenzo D’Angelo a Tv Play prima della semifinale contro la Croazia.
Scaloni, il ct dell’Argentina, ha più volte modificato la formazione base. E’ passato dal 4-4-2, o 4-4-1-1 se si interpreta Messi come trequartista, a un mobile 4-3-3 contro la Polonia. Ha giocato con il 5-3-2 contro l’Olanda, e con un 4-4-2 dal centrocampo molto stretto per oscurare le fonti di gioco avversarie nel netto successo in semifinale contro la Croazia.
Deschamps, invece, ha mantenuto il 4-3-3 per tutta la campagna in Qatar. E sarà interessante vedere quali giocatori sceglierà a centrocampo, se davvero vorrà tenere due mediani come schermo davanti alla difesa come aveva fatto nella sfida di quattro anni fa al Mondiale contro l’Argentina. In ogni caso, con la palla o senza, l’esito della finale di Qatar 2022 dipenderà da loro, dal duello fra le stelle più attese.
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